E’ tutta questione d’orecchio: proprio la forma del padiglione auricolare, pendulo e calante, predispone o meno il cane all’insorgenza di otiti croniche. Il buon cacciatore che ama il proprio cane una volta scoperto il suo tallone d’Achille, dovrà sottoporlo ciclicamente a visite di controllo.
Ricordarlo è sempre utile: l’orecchio è un organo di senso estremamente delicato specialmente quando parliamo di cani. La sua particolare fragilità lo espone alle più varie patologie di natura e tipologie diverse, che vanno comunque sempre a culminare nelle fastidiose otiti.
Per quanto tutti i cani siano soggetti all’otite, soprattutto quelli da caccia, per la particolare attività che svolgono, più spesso vengono colpiti da questo fastidioso malessere. E’ specialmente il loro muoversi all’interno di boschi, in zone di campagna con tanto di erba alta, il loro passeggiare e correre fra i rovi o all’interno di ambienti acquitrinosi che mettono a duro sforzo le orecchie spesso oggetto di traumi che se non presi in tempo potrebbero causare problemi permanenti. La penetrazione di corpi estranei o l’umidità assorbita dal canale auricolare sono i due motivi più comuni causa delle otiti canine.
Elemento da tener in considerazione quando si analizza il problema delle otiti è soprattutto la forma e la tipologia delle orecchie del cane. Sono più soggetti a soffrire di otite quelli dotati di orecchie lunghe e pendule, per intenderci i cani da ferma e seguita, visto che le orecchie con più facilità si feriscono, possono raccogliere ciò che il cane incontra nel suo cammino, ma soprattutto perché data la forma di cui godono fungono quasi come un tappo anatomico che ostruisce il canale auricolare. Abbiamo già visto altrove che l’orecchio pendulo è caratteristico di quelle razze che cacciano sempre con il tartufo a terra, come ad esempio il segugio italiano; in questo l’orecchio protegge gli odori e non li confonde con quelli che il vento potrebbe portare e spazzare via. Eppure quest’orecchio pendulo, che in molti casi è un grande vantaggio, in altri rappresenta una vera e propria dannazione.
Il cane più a rischio in fatto di otiti è sicuramente il cocker dato che la natura l’ha dotato di un orecchio particolarmente lungo e largo e tremendamente peloso. Sono tutti elementi che lo predispongono alle fastidiose otite croniche cosa ben meno comune per i levrieri, per i terrier o per i cirnechi con padiglioni auricolari irti e rigidi. Detto questo, se siete proprietari di un cane da ferma o da seguita con orecchie pendule dovrete prestare un occhio di attenzione maggiore quando questo presenterà dei sintomi caratteristici che annunciano l’insorgere della malattia: – grattamento delle orecchie; – scuotimento delle orecchie; – anomala postura della testa; – comportamento aggressivo quando il proprietario avvicina la mano all’orecchio dell’animale.
Sarà il veterinario a dover analizzare i sintomi, identificare la malattia e proporre una cura. L’orecchio verrà palpeggiato esternamente con estremo fastidio da parte dell’animale e successivamente si passerà ad un controllo interno tramite lo strumento dell’otoscopio. Attraverso questi controlli, che si consiglia di non rimandare, si potrà scoprire la presenza eventuale di papillomi o altri fastidiosi problemi. Il materiale che ostruisce il canale auricolare una volta estratto verrà analizzato per scoprire la causa dell’otite del cane. Questa comunemente è determinata da: – acari della rogna otodettica, piccolissimi parassiti che si trasmettono di cane in cane e si nutrono di cerume, causando irritazione nell’orecchio del nostro amico a quattro zampe, per stimolarne la produzione; – forme allergiche alimentari o a sostanze presenti nell’ambiente; – penetrazione nell’orecchio di ariste di graminacee; – malattie immunitarie; – disturbi ghiandolari; Pulizia, attuazione della terapia imposta dal veterinario e controlli periodici potranno limitare il rischio di otiti e i danni causati da queste.
Giornalista e fondatore di Caccia Passione. Correva l'anno 2002 quando diedi vita al portale internet, mettendo a frutto tre grandi passioni, quella in lettere moderne, l'altra per l'informatica e altresì per l'attività venatoria. Negli anni Caccia Passione è divenuto testata giornalistica ove oggi scrivono le migliori "Penne" giornalistiche d'Italia.
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