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Discorso intorno alla doppietta Pietro Beretta 451/52
Il nome sopravvive alla fortuna dell’oggetto designato. Ancora oggi, per individuare i fucili da caccia, e addirittura i cacciatori, si dice: «le doppiette». Anche se in realtà ben poche sono le doppiette in uso, in confronto ai più nuovi sovrapposti e semiautomatici. Ma la doppietta designa una cultura, quasi una civiltà: la civiltà agreste. Non vi fu per oltre un secolo casa di campagna, ricca o povera che fosse, che non avesse appesa la doppietta. All’interno di questo mondo, di questo popolo di doppiette, esistevano ovviamente i grandi signori, gli oggetti preziosi. Lupi individua nella doppietta «451/52 Pietro Beretta» l’ultimo più fulgido esempio dell’arma che sta uscendo di scena, il più luminoso fuoco d’artificio che chiude lo spettacolo. Ne dà motivazioni convincenti, dettate da una profonda conoscenza delle armi ad anima liscia, da un esame accurato e puntiglioso. Ma anche, con confessata evidenza, da un appassionato sentimento. |
Editore: Editoriale OlimpiaCollana: ArmiAutore: Cesare CalamandreiPagine: 112Formato (L x H cm): 21x27.5Legatura: HardcoverCodice: 5080403Codice ISBN: 8825300603Peso: 760,00grIncisioni d'arte sui fucili da caccia Questo volume raccoglie ventitré monografie di incisori italiani pubblicate nell’arco di un biennio sul mensile «Diana Armi». Si tratta...
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