Riportiamo uno degli ultimi interventi sociali dell’onorevole Barbara Mazzali, consigliere regionale della Lombardia (Fratelli d’Italia): “L’unica pistola che portano i nostri medici in ospedale è il bisturi che gli serve x salvarla la vita alle persone. La mozione presentata da +Europa/Radicali e Partito Democratico nella persona di Michele Usuelli e Pietro Bussolati avente ad oggetto iniziative di contrasto alla detenzione di armi all’interno degli ospedali lombardi al fine di tutelare operatori e pazienti è totalmente destituita di fondamento e strumentale a far credere che i medici italiani girino liberamente armati e pronti a sparare! Andiamo per ordine e facciamo chiarezza una volta per tutte.
È un dato di fatto che il porto di pistola per difesa personale sia ormai in estinzione. I numeri parlano chiaro e forse i “nostri amici” non sanno non perché ignorano, ma perché sono ignoranti sulla materia, che dai dati diffusi dallo stesso Ministero dell’Interno nel 2002, le licenze attive erano 46.618, mentre nel 2017 sono diventate 18.031, cioè due volte e mezzo in meno. I dati successivi degli altri tre anni hanno visto sempre in diminuzione i possessori di porto d’armi (oggi sono 14.700) non solo in Italia, ma anche nella nostra Milano dove gli uffici della Prefettura di Corso Monforte usano un metro di giudizio rigidissimo imposto dal Ministero!
Solo chi è in possesso di specchiata trasparenza morale e penale, casellario “limpido” nessun carico pendente, nessuna denuncia a proprio carico, nessun parente coinvolto in vicende giudiziarie e neppure vecchissimi procedimenti penali archiviati anche per reati non ostativi alla disciplina normativa sulle armi può richiedere di avere il porto d’armi. La legittima difesa e l’uso legittimo delle armi, dunque, vanno oculatamente regolamentati, stigmatizzando gli inescusabili eccessi, ma senza mai dimenticare che il diritto all’autodifesa è imperativo etico che la legge deve consentire; e che le corrispondenti norme meritano interpretazioni non riduttive e non falsanti. E neppure dobbiamo dimenticare che le imperanti tendenze preconcettualmente riduttive sono non tanto figlie di sentimenti pro life, quanto asservite a pregiudizi militanti “anti armi”.
In relazione ai quali, senza ripetere il trito (ma non inveritiero) adagio secondo il quale se “si mettono le armi fuori legge solo i fuorilegge saranno armati”, va osservato che oggi chi usa legittimamente un’arma per difendere sé o altri si espone a rischi processuali non meno gravi di quelli fisici creati dall’aggressore. Legittima difesa ed uso legittimo delle armi devono essere normati e giudicati senza consentire eccessi. Ma, quando gli eccessi ci sono il bilancino del legislatore e del giudice, oltre che sereno nell’identificarli, dovrebbe poter essere modulato e graduato nel sanzionarli; per non schiacciare con effetti sproporzionati la vita del cittadino che, magari eccedendo, ha subìto la terribile esperienza (che marchierà, comunque, per sempre la sua vita) di dover colpire un aggressore perché in quel caso lo Stato non poteva o sapeva difenderlo.
La mozione 644 presentata in Consiglio Regionale della Lombardia smarrisce la sua bussola nella premessa relativa alle Raccomandazioni del Ministero della Salute n.8/2007 e ai successivi “considerato che” di natura prettamente di “governance ospedaliera”, che nulla hanno a che vedere con la richiesta finale al “divieto di ingresso armati nelle strutture sanitarie”. Questa sì che è una minaccia, priva di qualsiasi fondamento se non quello di voler stillare nell’opinione pubblica falsi credi sulla detenzione e porto d’armi e sulla legittima difesa quale naturale conseguenza. Infine, la legittima difesa e l’uso legittimo delle armi sono materie che devono essere affrontate attraverso una regolamentazione che stigmatizzi gli eccessi, senza dimenticare che il diritto di autodifesa è uno dei principi del nostro ordinamento.
Le norme che si rifanno a tale principio devono essere soggette a interpretazioni non falsanti e non riduttive. Siamo il Paese europeo con la più rigida legislazione in materia di armi sia nel detenerle sia nel commercio. Abbiamo provvedimenti sai dalla giurisdizione penale sia da quella amministrativa. Il principale problema del nostro Paese è che spesso si tende a confondere la legittima difesa con il libero mercato delle armi o con chi usa armi da fuoco per attività venatorie o per uso sportivo.
Giova precisare che per poter avere un approccio costruttivo alla questione l’istituzione dovrebbe avere chiari i limiti e gli ambiti di intervento giurisprudenziali della materia per poi aprire un tavolo di confronto con il mondo della magistratura, dell’avvocatura e di chi produce o tutela le imprese legate al mondo delle armi e di chi, tra i semplici cittadini, può lecitamente richiedere un porto d’armi e solo successivamente – se ha determinati requisiti – può ottenerlo e se lo ottiene è perché una persona trasparente e ossequioso al rispetto delle norme”.