Non si fermano le polemiche sullo stanziamento di bilancio da 5 milioni di euro, che prevede anche la sperimentazione di un farmaco da somministrare, per via alimentare, nei confronti della specie cinghiale. Sulla questione interviene direttamente da Bruxelles l’Euorodeputato Marco Dreosto, che in una nota evidenzia il rischio dell’utilizzo di farmaci contraccettivi “i dati statistici non solo confermano l’inutilità di detta pratica, utilizzata peraltro anni addietro anche sui piccioni, con evidenti effetti di breve durata, quel che è peggio è la messa in circolo delle sostanze all’interno dell’ecosistema che potrebbero avere effetti particolarmente deleteri sull’organismo di specie carnivore o saprofaghe, che si nutrono delle carni dei cinghiali trattati.”
Dreosto avverte che l’uso di miscele medicate, potrebbe aumentare il rischio di assimilazione nei confronti di una moltitudine di specie diverse tra cui uccelli e mammiferi protetti e in generale degli ecosistemi presenti, per non parlare degli effetti sull’uomo che può nutrirsi dei capi prelevati in attività venatoria. “Assurdo pensare anche al foraggiamento della specie per la somministrazione del contraccettivo in un momento di presenza della Peste Suina Africana sul territorio nazionale: ciò aumenterebbe il rischio di contatto tra gli animali e la conseguente diffusione del virus. Che piaccia o meno ai rappresentanti di 5 Stelle e Leu, firmatari di questa assurda proposta, gli unici metodi efficaci rimangono il prelievo venatorio dei capi o il trappolaggio mediante chiusini”.