Rimango ancora una volta commossa leggendo su un quotidiano locale l’articolo che racconta la storia di Nennu (bellissimo esemplare di segugio, incrocio tra uno di razza italiana e un grifon bleu) e del suo padrone. La storia di un amore smisurato come può esserlo solo quello tra un cane e il suo padrone.
Per L. Porceddu, cacciatore per hobby, l’affetto per il suo Nennu è infinito, smisurato; l’ha avuto in dono da alcuni amici quando ancora Nennu aveva solo 15 giorni. E con l’aiuto della moglie e tanta pazienza, l’hanno svezzato: ogni 2 ore il biberon e attenzioni 24 ore su 24, giorno dopo giorno.
E quando domenica scorsa Nennu si è perso nelle campagne tra Ottana e Olzai durante una battuta di caccia grossa, il signor Porceddu era disperato. «Non sono andato a pranzo con gli altri colleghi della compagnia, sono rimasto a cercarlo sui monti, poi mi sono arreso: ormai si era fatto buio, non conoscevo bene quei territori,imperversava un temporale…». In quei momenti di disperazione gli sono tornati in mente i racconti di altri cacciatori esperti, spesso ammantati di leggenda, ma nonostante lo sconforto ha deciso di dargli credito e così, come racconta lui stesso: «Ho lasciato il mio giubbotto appeso a un albero, nella zona dalla quale eravamo partiti a caccia del cinghiale, nella speranza che Nennu potesse ritornare sulle mie tracce». Poi L. Porceddu è rientrato a casa. «Ho trascorso un notte insonne. L’indomani mattina a lavoro facevo fatica a concentrarmi, il mio unico pensiero era Nennu.. A un certo punto ho avvertito quasi una voce che mi ha spinto a lasciare il lavoro per tornare a Olzai a cercarlo! ».
E così giunto sul posto il cacciatore ha ripercorso il tragitto fatto la mattina precedente: «Ho rifatto a grandi linee il tragitto percorso insieme agli altri cacciatori della compagnia. Dal punto in cui i cani hanno fiutato il cinghiale e sino a quando non hanno perso le tracce. Nennu era stato l’unico a non tornare: evidentemente, anche se non è ancora un cane esperto perché ha solo un anno e mezzo, ha il fiuto lungo, è stato l’ultimo a perdere il contatto con l’animale, l’ultimo ad arrendersi».
Erano quasi le tre del pomeriggio, quando arrivò sul posto dove aveva lasciato il giubbotto: «L’avevo lasciato sopra un arbusto, sono arrivato e non ho visto la giacca. Ho pensato: devono avermela rubata . Poi, dietro un cespuglio, ho visto Nennu : era stato lui con un balzo a recuperare il giubbotto sul quale si è addormentato. Era stanco, ferito, ma vivo e felice di rivedermi. Ho pianto, tanto era la gioia e la contentezza , non me ne vergogno».
E dire che il signor Porceddu ha altri nove cani. «Sono affezionato a tutti, ma con Nennu il rapporto è particolare. È il più forte, molto promettente, magari non diventerà un campione di caccia grossa, ma ha un carattere che conquista e poi per noi è uno di famiglia».
Finisce e finisco con queste parole l’articolo, un briciolo della sua gioia è anche la mia, la giornata prende un’altra piega, i nostri complimenti al signor Porceddu premiato dal destino per il suo affetto e la sua testardaggine… E al fiuto, l’intelligenza e la fedeltà di Nennu!