Cani da Caccia: L’olfatto dela Cane: L’olfatto sta al cane esattamente come la vista sta all’uomo. Senza queste facoltà entrambi saremmo perduti. Per il cane l’olfatto è infatti il senso principale, che viene utilizzato praticamente durante qualsiasi momento della giornata un po’ come noi facciamo con gli occhi.
Il cane dunque vive la propria vita a naso, meglio, nel caso del nostro amico a quattro zampe suona meglio dire a tartufo. Proprio così, perché l’organo olfattivo canino è dotato di una mucosa ricca, con una quantità sorprendente di recettori, e le cellule adibite all’olfatto ivi presenti sono davvero numerose; vanno da un minimo di 125 milioni ad un massimo di 225 milioni.
Tanto per capire la differenza fra uomo e cani basterà dire che noi in media di cellule olfattive ne possediamo 5 milioni. Insomma non c’è proprio battaglia!
A rendere ancora più efficiente l’olfatto canino è il fatto che proprio come noi facciamo con la vista, il cane associa agli odori particolari ricordi. In questo modo risulta facile far corrispondere ad un determinato odore la visita di un amico, o la presenza del selvatico. E’ da sottolineare comunque che il cane riconosce chi ha dinnanzi prima con l’olfatto, aggiungendo, tramite la vista, qualche dettaglio in più, ma non indispensabile.
E’ durante la terza settimana di vita che il senso tanto prezioso per l’animale si va sviluppando, e proprio in questo periodo l’organo prende forma e completezza. Il tartufo fin da subito è composto da due canne nasali separate e totalmente autonome che di norma vengono dette turbinanti o a seconda dei casi anche etmoturbinanti. L’autonomia delle sue narici è tale che riesce a muoverle anche in maniera separata l’una dall’altra ed entrambe saranno capaci di catturare anche piccolissime particelle odorose. Alla fine delle canne nasali si trova l’etmoide che ricevute le particelle odorose, trasforma le informazioni chimiche rendendole piuttosto stimoli elettrici. Questi saranno di lì a pochissimo trasmessi al cervello grazie ai nervi olfattori ed elaborati.
Le fasi di questo processo, più lungo da dirsi che da compiersi, sono principalmente tre: l’inalazione con riscaldamento dell’aria circostante, esalazione degli odori presenti nella zona, discernimento di tutte le particelle odorose catturate.
Per noi sarebbe assurdo anche solo pensarci, ma i nostri cani sono capaci di distinguere contemporaneamente la bellezza di 12 odori. D’altronde la membrana olfattiva del cane è lunga su per giù 7 metri, la nostra meno di 50 centimetri e mentre la nostra superfice epiteliale raggiunge un massimo di 4 centimetri cubici, quella dei nostri amici a quattro zampe oscilla fra i 18 ed i 150 centimetri cubici. Una bella differenza, non c’è che dire.
In linea di massima possiamo affermare che più grandi sono i seni nasali, più importante sarà la quantità d’aria analizzata e questo caratterizzerà la tipologia di olfatto di cui un cane dispone. E’ proprio in base alla diversa conformazione del cranio (i nostri amici a quattro zampe potranno essere dolicocefali con seni nasali piccoli o brachicefali con seni più ampi) che il cane utilizza in maniera distinta il grande dono dell’olfatto di cui dispone. Impossibile a questo punto non parlare del teleolfatto e del megaolfatto.
Sono dotati di teleolfatto quei cani che analizzano grandi quantità d’aria alla volta, che inalano grazie ad abbondanti respiri, radi, profondi e lunghi. In questo modo riescono ad annusare particelle di odore particolarmente leggere, che diversamente sfuggirebbero.
In generale infatti le particelle di odore, in breve tempo si disperdono nell’aria e vanno a formare una sorta di cono di odore, che lentamente si allarga e si allontana dalla fonte emittente.
I cani che riescono ad utilizzare meglio questa tecnica grazie soprattutto alla propria conformazione fisica, sono i Pointer. Sono dotati infatti di seni frontali particolarmente larghi e la loro canna nasale è tipicamente concava. Per attitudine naturale, annusano il vento con il naso non a terra, bensì per aria. Il vento, è naturale, deve arrivare al cane frontalmente, altrimenti questa tecnica non avrà alcun senso. Per fortuna il cane sa bene come utilizzarla.
Gli animali dotati di teleolfatto sono dei professionisti in fatto di scovo, una tecnica di ricerca davvero a cinque stelle. Durante lo scovo il cane segue con facilità le particelle odorose disperse nel vento. Il principio di base è infatti che il vento porti al naso del cane gli odori. Attraverso movimenti laterali che comunemente vengono detti lassè, il cane trova la pista giusta. Ad esordio questi movimenti saranno piuttosto ampi, e man mano che si troverà la strada giusta, si faranno sempre più piccoli e precisi. Questo è sintomo che il cane è vicino alla fonte d’odore cercata. Non temete se il cane cambia repentinamente direzione: sta tutto nella norma.
Perché questa tecnica sia efficace non è necessario che la fonte che ha prodotto l’odore sia passata là dove si trova il cane. Altro discorso va fatto per il megaolfatto che consente al cane di annusare le particelle di odore più pesanti che si trovano dunque sul terreno. Seguendo queste particelle di odore il cane traccerà una pista delineata e troverà la fonte dell’odore.
In questo caso il cane inalerà piccole quantità di aria, con respiri brevi, continui e in contatto con il terreno. Quando parliamo di megaolfatto impossibile non pensare al Cane di San Uberto o al Blood Hound, con una canna nasale convessa. Quando sono alla ricerca della traccia giusta, questi cani tengono necessariamente il naso a terra. Queste razze sono in genere capaci di seguire una traccia anche dopo 24 ore dal passaggio; sorprendente se si considera che di norma i cani perdono la traccia dopo 4 – 5 ore dal passaggio della fonte.
Il vento in questo caso dovrà colpire il cane dalle spalle. Il megaolfatto è caratteristica principale di quei cani che comunemente vengono chiamati segugi, che appunto sono capaci di trovare la propria preda senza mai levare la testa al cielo. Di norma la natura ha dotato i segugi anche di un altro particolare aspetto fisico, che li avvantaggia nella seguita: le orecchie pendule che aiuteranno l’animale a convogliare gli odori verso il proprio naso, non consentendo che si mescolino agli altri trasportati dal vento.
In linea di massima la pista di odore lasciata dipende dal peso del tracciatore, dal tempo che è trascorso, ma anche dalle condizioni ambientali e dalle condizioni del terreno. Gli odori in genere formano comunque una scia che si posa a terra ampia dagli 80 ai 140 cm a destra e a sinistra della linea segnata dal tracciatore.
Ritornando alle condizioni climatiche, le migliori per eseguire una ricerca su pista sono quelle con cielo semicoperto e con una temperatura che oscilla fra i 15 ed i 22 gradi. Fondamentale la presenza di umidità che consente la fermentazione degli odori. Meno favorevoli invece le giornate di forte pioggia e vento e quelle con temperature che vanno oltre i 30 gradi.
Ma anche in questo caso è certo che il nostro cane saprà far meglio di noi!