I punti che hanno spinto al nuovo giudizio sono diversi, tra cui il prelievo venatorio di caprioli e cervi con i segugi, la mancata pianificazione della caccia agli ungulati in base alla consistenza reale dei capi e l’immissione di selvaggina “pronta caccia”. Non mancano riferimenti alla mancata previsione delle zone di protezione lungo le rotte migratorie e all’uso del piombo in diverse zone umide.
Il ricorso è stato presentato insieme all’avvocato della Lega Antivivisezione (LAV), inoltre è stato chiesto un tavolo tecnico per discutere della revisione del piano faunistico. Lo scorso maggio il TAR decise di accogliere il ricorso presentato dalla sezione regionale della Federcaccia contro il piano, annullandolo per alcuni vizi di istruttoria (non furono tenute in debita considerazione le istanze del mondo venatorio).