Egregio Direttore,
a pochi giorni da un’altra nostra lettera, siamo costretti a rivolgerci nuovamente a Lei per rispondere agli attacchi che tramite la sua testata la signora Margherita d’Amico porta – e non è una novità – alla caccia e ai suoi praticanti attraverso la rubrica “Il richiamo della foresta”. Questa volta la scusa per chiedere la chiusura della caccia è il Covid-19 e la necessità di evitare che il “personale medico, gli ospedali, i mezzi di soccorso, le terapie intensive” vengano in questo momento così delicato gravate dal dover curare le eventuali vittime di incidenti legati alla attività venatoria.
Malgrado la signora continui ad affidarsi ai numeri dati dalla associazione Vittime della caccia, ogni anno regolarmente sconfessati con suo sommo pubblico dispetto, facendo credere che le giornate della stagione venatoria siano una sorta di bollettino di guerra, siamo certi che la Sanità italiana è in grado di prendersi cura tranquillamente, nel caso se ne presentasse il bisogno, di un eventuale sfortunato paziente causato dall’esercizio venatorio anche nel malaugurato caso di una recrudescenza del virus. Ma se davvero a spingere la d’Amico è la preoccupazione per i nostri operatori medici, perché non ha preso l’occasione per chiedere la chiusura di tutta una serie di attività che riportano ogni stagione – e questa non fa eccezione – numeri ben più significativi di vittime gravando il sistema sanitario sia dal punto di vista economico che da quello umano?
Vogliamo parlare dei fungaioli a esempio, alpinisti o più genericamente di escursionisti per boschi e montagne? E perché non chiedere di vietare la circolazione a chi usa la bicicletta, magari in città, pratica pericolosissima dal momento che non passa giorno che le cronache non riportino incidenti anche gravi ai danni dei ciclisti? O magari perché non contestare l’ultima moda dei monopattini, salutati proprio da molti amici della giornalista come una soluzione ai problemi ambientali della città, e che vantano invece già un lungo elenco di vittime, morti compresi? Queste argomentazioni le paiono poco fondate, vero? Ecco, allora si soffermi senza prevenzioni un po’ anche sulla proposta a cui il suo giornale ha dato spazio e vedrà che questa le parrà forse ancora peggio.
Tralasciamo poi la bassezza della consueta commistione fra la figura e l’attività di cacciatore e di bracconiere, che non merita nemmeno commenti. Non le chiediamo correzioni o diritti di replica. Poco c’è da replicare a chi non è disponibile a mettere in discussione le proprie idee considerando altri punti di vista. La invitiamo invece a una riflessione. Perché “La Repubblica”, che tanti meriti ha per l’informazione e la cultura in questo Paese, basandosi sempre sul confronto e sulla reciproca comprensione, non fa un salto di qualità su questo tema smettendola di dare voce a chi professa solo odio ideologico verso la caccia e i suoi praticanti? Se proprio si vuole parlare di caccia, e di tutto quello che le viene dietro – a partire da una gestione faunistica e ambientale seria, che in questo Paese è così difficile da fare e che, questa sì, costa soldi e crea problemi alle Istituzioni e ai cittadini – almeno facciamolo seriamente.
Cordiali saluti
Il Presidente nazionale
Massimo Buconi
Bravo sig. BUCONI. Ma le cattiverie degli animalisti a cui tutti i giornali di sinistra, Repubblica compresa, danno spazio con un’informazione sciatta, falsa e meschina, vanno denunciate all’ A. G.. Non bastano a questa gente le amichevoli tirate d’orecchi. Buon lavoro.