Nel nostro Paese di scarso liberalismo non succede spesso che privati filantropi decidano di donare le loro proprietà terriere di elevato valore ambientale, o che accettino di tutelarle impegnandosi formalmente per una loro difesa con movimenti o associazioni ambientaliste, meno ancora che siano loro stessi a proporsi per farlo. È invece nuovamente successo recentemente all’AIW, quando la Sig.ra Leila Nur (Pavia), si è rivolta all’Associazione Wilderness offrendosi di tutelare sotto la sua egida garantista una proprietà di 45 ettari di boschi e terre coltivabili in abbandono sita a cavallo dei Comuni di Serole (Asti) e Pezzolo Valle Uzzone (Cuneo) nel cuore delle alte Langhe, ai piedi della loro quota più elevata (Bric Puschera, 845 m), nella Valle Uzzone, laterale della Val Bormida di Cortemilia.
Un nuovo esempio di cui l’AIW è ormai porta bandiera in Italia, visto che sono già ben 9 i proprietari terrieri di ambienti naturali che hanno sottoscritto dei “Contratti di Tutela Spontanea” per le loro proprietà, consentendo la designazione di ben 10 settori di Aree Wilderness per un totale di 314 ettari sparsi in cinque Regioni: Emilia Romagna, Liguria, Campania, Piemonte, Abruzzo.
In un Paese (quale è l’Italia) dove la conservazione della natura è raramente tale, ma solo imposta con vincoli d’autorità, affatto democratici secondo lo spirito liberale, questi gesti meritano di essere lodati e finanche onorati; quasi uno schiaffo alla politica che ha sempre solo saputo imporre Parchi e Riserve dove piuttosto che la difesa della Natura si promuove il turismo sotto ogni forma, comprese quelle dannose per la stessa Natura, e progetti di sviluppo allo stesso fine; quando non creando costosi e burocratici apparati gestionali che quasi sempre si trasformano in “poltronifici”.
La Signora Leila Nur, prima ancora di conoscere l’AIW aveva già per propria volontà acquistato la proprietà con l’intento di preservarne i boschi e di adibirne la parte coltivabile ad una agricoltura rispettosa dell’ambiente, dove non solo non venissero utilizzati pesticidi ed altre sostanze chimiche, ma anche dove praticare un’agricoltura tradizionale, dove non fosse tanto importante la quantità dei prodotti quanto la loro qualità; ispirata a fare questo da un rapporto amicale fraterno con un agricoltore e scrittore di Varese, al quale ora quest’iniziativa di tutela ambientale è stata dedicata: Fabio Pedretti. Fu lui, che per la sua passione nell’agricoltura biologica non finalizzata al profitto le fece scoprire i libri e le idee del contadino-filosofo giapponese, Masanobu Fukuoka, predicatore dell’agricoltura del “non fare”, ovvero la permacoltura naturale, senza aratri, erpici, concimi. E fu sempre Fabio Pedretti che, per i suoi interessi viticultori, avendo individuato proprio nell’area di Serole un ambiente da tutelare, spinse la proprietaria ad acquistarla per conservarla e per farne una specie di laboratorio di antica biologia agricola.
La nuova Area Wilderness, denominata Scau Sutàn, sarà il primo settore dell’auspicabile e futura più ampia Rio Rigosio, a comprendere un più vasto complesso di evidente Valore Wilderness esteso lungo il burrone del rio omonimo. Essa è delimitata su tre lati da profondi burroni scavati nelle caratteristiche marne grigie delle Langhe. Ad esclusione del tratto di strada di accesso e di una casa colonica centrale di pregevole architettura rurale piemontese e alcuni limitrofi moderni capannoni in disuso (che potrebbero però essere smantellati), essa è priva di ogni forma di intrusione urbanistica che ne spezzi l’unitarietà, ed è caratterizzata da estensioni di ex coltivi in totale abbandono ed in corso di rinaturalizzazione (che la proprietaria vorrebbe utilizzare per la sistemazione di alveari produttori di api regine), così come la biocenosi del bosco che, benché con evidenti segni di passata ceduazione, oggi presenta scarsi segni di manipolazioni, ed è anzi in evidente stato di naturale riconversione.
Molto interessante è la sua composizione forestale, dove la presenza del castagno – specie non autoctona – sta sempre più venendo meno con la ripresa e il sopravvento delle specie autoctone, quali il Carpino nero, il Carpino bianco, il Frassino, l’Acero campestre, il Ciliegio selvatico, e poi Salici, Ontani neri, Noccioli, Sambuchi, Cerri e Roverelle e, soprattutto, grandi estensioni di Pioppo grigio (Populus canescens), la specie certamente più interessante in una situazione ambientale abbastanza insolita (un vero e proprio biotopo della specie), con alberi quasi monumentali di diverse decine di centimetri di diametro ed altezze di quindici e più metri, con esemplari anche deperenti molto utili alla nidificazione di specie ornitiche forestali (poco distante vi è già stata segnalata anche quella del rarissimo Picchio nero). Unico neo, ma di scarso impatto, è la presenza qua e là di diversi alberi di Abete bianco (prevalente) e Abete rosso dovuti a inopinati rimboschimenti di qualche decennio or sono.
La nuova Area Wilderness privata, pur rappresentando uno spontaneo esempio ed un baluardo di conservazione naturalistica tra due Regioni dove le risorse ambientali sono ovunque viste solo come mercificazione turistico-finanziaria del bene Natura, scevro di ogni interesse morale e spirituale di rispetto per la bellezza in sé per sé, oggi si presenta anche come un messaggio di speranza a simboleggiare la continuazione della vita: almeno un raggio di sole in questo oscuro momento di emergenza coronavirus!
Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness