Le associazioni ambientaliste hanno impugnato di fronte al Tar il calendario venatorio siciliano, in vista dell’apertura della caccia prevista per mercoledì primo settembre. Il motivo è che l’attività dei cacciatori, peraltro in anticipo, potrebbe ulteriori danni a un territorio già devastato da incendi e caldo record. E proprio contro gli incendiari, nella fattispecie nella riserva orientata delle Saline di Trapani e Paceco, tuona il Wwf. «Si riapre la caccia in Sicilia – affermano in una nota congiunta Wwf Italia, Legambiente Sicilia, Lipu BirdLife Italia, Lndc Animal Protection ed Enpa – nonostante l’intensa stagione siccitosa e la drammatica e catastrofica ondata di incendi, tuttora in corso, che stanno devastando il territorio.
Ma il Calendario venatorio emanato dall’assessore all’Agricoltura, Toni Scilla, ha addirittura anticipato di ben un mese la data di apertura ed ha previsto la caccia anche alla tortora selvatica, specie a rischio a livello europeo ed in precario stato di conservazione, che il ministero della Transizione ecologica e l’Ispra (Istituto superiore protezione e ricerca ambientale) avevano più volte chiesto alla Regione di escludere dall’elenco delle specie cacciabili». L’Italia, spiegano poi, rappresenta un’importante area di passo nelle migrazioni della tortora tra l’Europa e l’Africa. Nelle scorse settimane le associazioni ambientaliste ed animaliste avevano inviato due diffide, un documento tecnico-scientifico e numerosi appelli al presidente della Regione, Nello Musumeci, per chiedergli di revocare il Calendario.
«Già nelle precedenti stagioni venatorie – sottolineano gli ambientalisti – il Tar ed il Consiglio di giustizia amministrava hanno pesantemente censurato i Calendari venatori siciliani, ritenendoli illegittimi e sospendendo la caccia in via cautelare. Anche quest’anno, pertanto, le associazioni ambientaliste ed animaliste si rivolgono con fiducia alla magistratura, per impedire forzature e violazioni di legge e per difendere, ancora una volta, gli animali selvatici che – ricordano – costituiscono “patrimonio indisponibile dello Stato” e non bersagli mobili per il divertimento dei fucili» (Il Giornale di Sicilia).