Può sembrare paradossale, ma – pur a fronte di ettari di campi arati e danni (e avvistamenti) in crescita esponenziale – la caccia di selezione al cinghiale nel Comprensorio alpino di Caccia delle Prealpi Comasche (16 mila ettari da Menaggio al Bisbino includendo tutta la Val d’Intelvi) è ancora ferma al palo. Comprensorio che aveva richiesto di abbattere nel periodo tra il 1° giugno 2021 ed il 31 gennaio del prossimo anno 500 capi a fronte dei 418 abbattuti lo scorso anno con 2 mesi in meno di caccia a causa della pandemia. Attraverso il suo presidente Livio De Angeli, il Comprensorio aveva chiesto poi di aggiungere all’orario di caccia in essere un’ulteriore ora, così da rendere ancor più efficace il prelievo vista l’emergenza in atto.
Ma l’Ispra (l’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale) in due pagine di provvedimento a firma del responsabile dell’Area Pareri tecnici e strategie di conservazione e gestione del Patrimonio faunistico nazionale – Roberto Cocchi – non è stato sin qui in grado di esprimersi circa il parere, motivando questo “ni” con il fatto che «nel 2020 risultano riportate (nel parere inviato dal Comprensorio delle Prealpi) 15 denunce per danni da cinghiale la cui entità economica complessiva è di poco inferiore ai 4 mila euro».
«Sebbene tali valori sembrerebbero definire un contesto in cui le criticità imputabili alla specie sono contenute, non avendo dati utili relativi agli anni pregressi non è possibile esprimere una valutazione tecnica dell’efficacia delle soluzioni gestionali adottate». E ci sono 115 cacciatori in attesa del via libera (La Provincia di Como).