Ma quale spopolamento della montagna? Nel Bellunese ci sono circa 34mila ungulati, vale a dire cervi, caprioli, mufloni, camosci… In pratica, un ungulato ogni 6 abitanti. È un dato significativo quello uscito dal report della stagione venatoria 2021-2022, presentato ieri (domenica 25 aprile) alla Festa del cacciatore, durante la fiera “Caccia, pesca, natura”, a Longarone. È un dato che testimonia da una parte la grande naturalità dell’ambiente bellunese, dove i selvatici riescono a proliferare con grande facilità. Dall’altra però è la popolazione di cervi e caprioli è “figlia” dello spopolamento: la natura si riprende gli spazi che l’uomo le lascia (è un dato di fatto, scevro da qualsivoglia impostazione ideologica che potrebbe scaturirne).
La specie più presente in provincia è il capriolo: secondo i censimenti effettuati la popolazione si aggira sui 12.870 capi. A seguire, il cervo che negli ultimi anni è aumentato molto: oggi se ne stimano 11.660 esemplari. I dati del camoscio invece parlano di 6.980 capi, quelli del muflone si aggirano sui 2.400. Difficile stimare la popolazione di daini, impossibile quantificare i cinghiali, specie in grande crescita (con tutti i danni all’agricoltura annessi e connessi).
Con i dati a disposizione, si arriva a circa 33.900 unità, praticamente tanti ungulati quanti i residenti dell’intero Comune di Belluno (o dell’intero Agordino). Rispetto alle popolazioni presenti in provincia, il piano di prelievo approvato da Ispra (l’istituto di riferimento del Ministero dell’Ambiente) parlava di 6.393 capi. Le riserve di caccia hanno abbattuto 5.274 esemplari (a cui si aggiungono 1.033 cinghiali, specie cacciabile tutto l’anno). Quindi hanno coperto il 76% del piano (News in quota)