Il Muflone appartiene all’ordine Artiodactyla, famiglia Bovidae, grandi mammiferi erbivori muniti di corna permanenti. Il Muflone ha l’aspetto simile ad una pecora domestica (di cui è l’antenato selvatico), ma generalmente più slanciato e vigoroso. È il più piccolo tra gli appartenenti al genere Ovis: raggiunge una lunghezza totale di 125-140 cm, un’altezza al garrese di 75-85 cm e un peso di 30-40 kg, con i maschi di dimensioni più grandi rispetto alle femmine (lunghezza 115-125, garrese 65-75 cm e peso 25-35 kg). Il Muflone ha un mantello dal pelo corto e dritto ma folto, di colore variabile (a seconda delle stagioni) tra crema e bruno nei maschi, generalmente più chiaro nelle femmine. Nei maschi sono presenti grosse macchie chiare sui fianchi e una criniera molto scura, più evidenti nella stagione riproduttiva. Il Muflone presenta due mute annuali: una primaverile, più appariscente, ed una autunnale, che porta ad un pelo più scuro e più lungo. I maschi hanno inoltre corna spiralate, perenni ed a crescita continua, che possono raggiungere la lunghezza di 80-90 cm e si sviluppano a cerchio; al momento della nascita gli agnelli ne sono privi e la crescita inizia dopo il quarto mese. La coda è scura e contrasta con il posteriore chiaro. Le tracce più visibili sono costituite da impronte di forma piuttosto rotonda. Il senso più sviluppato è la vista, seguita da odorato e udito.
MUFLONE: Habitat e areale di diffusione
Il Muflone vive di preferenza in ambienti collinari e di bassa montagna (dai 300 m s.l.m.), dove privilegia le zone boscose caratterizzate dalla presenza di un ricco sottobosco e di radure. L’utilizzo delle diverse fasce altitudinali può essere strettamente legato a fattori di variabilità, quali la disponibilità di cibo, la copertura nevosa e la necessità di zone-rifugio. Il terreno idealeper il Muflone è costituito quindi da altopiani e grandi spazi aperti con piccoli rilievi, con copertura erbacea ed arborea (Spagnesi & De Marinis, 2002). Nel comportamento di fuga il Muflone preferisce arrampicarsi su terreni rocciosi e scoscesi, mentre di norma cammina o corre su substrati poco accidentati. Gregario, forma branchi di femmine e giovani e gruppi meno numerosi di maschi adulti. La dieta non è particolarmente selettiva e si basa sulle specie erbacee (ma anche essenze legnose e fogliame) più abbondanti nei vari habitat visitati. Durante l’inverno il Muflone si ciba anche di castagne, ghiande, faggiole e licheni. Sembra esistere un gradiente di accrescimento della taglia da ovest verso est dell’areale; anche il dimorfismo sessuale diventa via via più pronunciato (Prigioni et al., 2001). Non ha un sistema sociale basato sulla territorialità o la poligamia: il comportamento riproduttivo si basa sulla ricerca di femmine prossime all’estro e sulla loro difesa individuale (Boitani et al., 2003).Storicamente presente nelle grandi isole mediterranee (Cipro, Corsica e Sardegna), il Muflone è stato oggetto di molte introduzioni nell’Europa continentale, anche nelle regioni settentrionali italiane. Le popolazioni nazionali sono localizzate nelle regioni centro-settentrionali (fino all’Appennino tosco-emiliano e Umbria) e in Sardegna (Prigioni et al., 2001).
MUFLONE: Dimensione e andamento delle popolazioni
La specie è presente, con ben 11 sottospecie, dal Mediterraneo all’India settentrionale, attraverso Asia minore, Afghanistan e Pakistan. Nelle isole mediterranee non esistono però resti fossili della specie, che sembra essere stata introdotta dall’uomo a scopo pastorale e quindi successivamente rinselvatichita. Da qui, il Muflone è stato introdotto in tutta l’Europa continentale ad iniziare dal XVII secolo. Le popolazioni europee, nel complesso in decremento e contrazione, sono stimate in circa 60.000 capi, frammentati in nuclei isolati; di questi, circa 7500 in Italia (Prigioni et al., 2001). Nella regione alpina sono stimati circa 3500 individui, e altrettanti sull’Appennino; di questi ultimi all’incirca 1500 sono concentrati in allevamenti (Boitani et al., 2003).
MUFLONE: Conservazione e gestione
Specie molto adattabile, il Muflone una volta introdotto è stata in grado di colonizzare quasi ogni parte del continente. Protetta esclusivamente in Sardegna (luogo d’origine europeo), altrove la specie andrebbe gestita e controllata accuratamente, in quanto le popolazioni introdotte si sono sviluppate in modo considerevole e sembra che siano entrate in competizione con il Camoscio (intolleranza spaziale e competizione alimentare), che ne risulta negativamente influenzato (Prigioni et al., 2001). Durante la stagione invernale il Muflone può anche arrecare danni alle specie arboree (latifoglie, ma soprattutto giovani conifere) per cimatura e scortecciamento (Vigorita et al., 2003a). Come per altri ungulati sono considerati fattori negativi le attività pastorali, soprattutto laddove sono presenti per tutto il corso dell’anno (competizione alimentare ed epidemie di agenti patogeni), le trasformazioni dell’habitat e la presenza di cani vaganti (Prigioni et al., 2001). In natura, sulle Alpi, i fattori limitanti consistono nelle condizioni atmosferiche avverse (soprattutto nevicate tardo-invernali e primaverili), che incidono soprattutto sulla sopravvivenza dei piccoli, e la predazione da parte di Aquila reale e Volpe, verso la quale però le femmine di Muflone sembrano presentare meccanismi di difesa efficaci (Boitani et al., 2003).
La beccaccia, con il suo piumaggio mimetico, si confonde perfettamente nel sottobosco autunnale. Questo straordinario adattamento le garantisce protezione dai predatori durante le fasi di migrazione. La beccaccia (Scolopax rusticola), spesso definita la "regina del bosco", è uno degli uccelli...
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