I metodi più utilizzati
Fino ad oggi, il metodo più utilizzato per il monitoraggio della lepre è stato il conteggio notturno con faro alogeno condotto da un automezzo. Un sistema ritenuto in grado di fornire delle stime abbastanza attendibili sulla densità di questo lagomorfo. Oggi però sono disponibili i visori termici, strumenti molto più sofisticati e costosi che possono trovare un utilizzo ideale in campo faunistico per il conteggio delle specie con abitudini crepuscolari e notturne. Per verificare l’utilità di questo strumento per il conteggio della lepre all’interno degli istituti faunistico-venatorio, l’Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro-ambientali della FIdC ha compiuto una prova comparativa fra visore termico e faro in venti zone campione dell’Italia centrale. In pratica gli stessi percorsi sono stati attraversati a pochi minuti di distanza da un osservatore con faro e da un altro con il visore per valutare la differenza fra i due strumenti in termini di contattabilità degli animali.
Avvistamenti e riconoscimenti
Il test ha mostrato che con il visore termico si riesce a individuare un maggiore numero di animali (+ 35% circa) in gran parte per il fatto che con questo strumento aumenta la distanza a cui la lepre può essere avvistata e riconosciuta (anche a più di 300 m). Ne consegue che l’area monitorata aumenta di circa il 25%. Mediamente la stima di densità aumenta di circa il 12% a favore del visore. La differenza di contattabilità fra i due strumenti è risultata molto variabile a seconda delle condizioni ambientali del terreno. In caso di vegetazione molto bassa e uniforme, come nei campi seminati a cereali invernali, la differenza dipende quasi esclusivamente dalla maggiore distanza di osservazione, mentre dove la vegetazione si alza anche di pochi cm (medicai) o in presenza di vegetazione sparsa di maggiore altezza (tipica degli incolti annuali) il visore consente di individuare molti più individui con differenze anche superiori al 50%. Infatti, per poter individuare una lepre con il faro occorre che venga rilevato il riflesso dell’occhio, cosa non sempre possibile in caso di vegetazione appena più alta o dove una vegetazione sparsa di tipo erbaceo o arbustivo proietta un’ombra che può nascondere il soggetto. Il visore termico invece, poiché si basa sul rilevamento del calore del corpo non ha questo problema e basta inquadrare una parte dell’animale per rilevare la sua presenza.
Il problema della vegetazione
In sintesi, il visore termico è risultato più preciso ed efficace del faro in gran parte delle situazioni ambientali tipiche delle nostre campagne. Occorre tenere presente che anche il visore non riesce a “vedere” attraverso la vegetazione per cui per la lepre, un’altezza superiore a 30-35 cm rimane problematica anche per questo strumento. Il visore termico può essere impiegato in ogni periodo dell’anno, ma l’utilizzo ideale è durante i mesi freddi che rendono più evidente il contrasto fra il calore dell’animale e quello del terreno. La possibilità di video-registrare gli avvistamenti fornita da molti strumenti in commercio rappresenta un ulteriore vantaggio perché consente un’analisi anche a posteriori del lavoro fatto. È fondamentale però che lo strumento utilizzato sia di ottima qualità e dotato di telemetro per misurare le distanze di osservazione, un parametro molto utile per il calcolo della densità. Il faro, tuttavia, non va mandato in pensione troppo sbrigativamente, in condizioni di agricoltura intensiva, di pianura, con vegetazione bassa e uniforme, fornisce delle performance comparabili a quella di un visore termico. Inoltre, rimane uno strumento utile quando abbiamo delle incertezze sull’identificazione della specie: la luce del faro può risolvere molti dubbi. Insomma, è uno strumento che conviene sempre portarsi dietro durante le operazioni di censimento notturno (Dr. Francesco Santilli – Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro Ambientali Federcaccia).