Non è stato facile, come si evince dal tribolato dibattito consiliare, che oltre all’opposizione dei pentastellati, ha visto il tentativo di far passare un emendamento, poi ritirato, presentato da parte di consigliere della maggioranza, con il quale veniva chiesto che le giornate fossero cinque e non venti e da utilizzare a partire dal 1 di novembre. C’è poi chi fa notare che ci sono altre esigenze da parte del mondo venatorio, rimaste inascoltate. “Siamo ancora in attesa di avere lumi sul Piano faunistico-venatorio, di cui si sa pochissimo, che giace nei segreti cassetti di chissà quali stanze. Fatto sta, che numerosi restano i problemi irrisolti sul campo, come quello relativo alla sovrariproduzione dello storno, che sta letteralmente devastando i campi agricoli pugliesi” dichiara il vicepresidente del Consiglio regionale, Giandiego Gatta (Fi).
“A ciò si deve aggiungere – prosegue – il problema della perimetrazione degli ambiti territoriali di caccia: emblematico il caso di Cerignola, il cui territorio verrebbe accorpato all’ATC della Bat. Se questo fosse vero e la Giunta regionale non provvedesse a correggere il punto, ci sarebbe un’insostenibile pressione venatoria sulla città di Zingarelli da parte di cacciatori provenienti dalla Bat, a discapito dei cacciatori foggiani. Non solo: questa pressione antropica a Cerignola, che è il Comune della provincia di Foggia a più alta concentrazione di cacciatori, causerebbe anche intuibili attriti tra cacciatori e agricoltori e creerebbe problemi sul fronte della necessità di ripopolamento selvatico. Queste ed altre argomentazioni sono state rappresentate sia al presidente della Giunta regionale sia all’assessore regionale all’Agricoltura nel corso di un mio intervento in aula”, spiega Gatta.