Modifiche normative
Nelle ultime settimane si è parlato tanto della modifica della legge della caccia, la 157 del 1992. Federcaccia Lombardia, attraverso le parole del suo Presidente Lorenzo Bertacchi, mette in evidenza di cosa effettivamente tratta questa modifica, riguardante le operazioni di controllo della fauna selvatica anche alle porte della città. “La nuova modifica normativa consentirà alla Polizia Provinciale di coinvolgere i cacciatori quale personale di supporto negli interventi di controllo della fauna selvatica e non fa altro che prendere atto della sentenza della corte costituzionale che già da due anni ha riconosciuto la piena legittimità (e anzi l’utilità pubblica) dell’utilizzo di cacciatori formati nell’attività di controllo della fauna – commenta il Presidente di Federcaccia Lombardia Lorenzo Bertacchi. Come già previsto da 30 anni, gli interventi di controllo non costituiscono attività venatoria e possono essere effettuati anche in zone vietate alla caccia, perché vicine ai centri abitati o perché destinate a divieto di caccia.
Nessun regalo al mondo venatorio
La norma non riguarda la caccia, ma la gestione della fauna. E peraltro la modifica non fa altro che prevedere per legge quanto la Corte Costituzionale ha stabilito con la sentenza n. 6 del 20 gennaio 2021.“ Il mondo animal-ambientalista ora vuole mandare un appello all’Unione Europea, forse ignorando che gli ispettori arrivati a Genova lo scorso anno per l’emergenza pesta suina africana sono inorriditi quando hanno visto scorrazzare i cinghiali per le vie pubbliche e rovistare nei cassonetti senza che nessuno facesse alcunché. “Si badi bene che questa modifica non è un regalo al mondo venatorio, ma è una scelta fatta nell’interesse pubblico generale. In un paese serio gli organi di informazione avrebbero illustrato correttamente la norma ai cittadini e avrebbero deriso le varie associazioni più o meno animaliste.
Problemi di equilibrio
Non si parli di regalo ai cacciatori: i cacciatori non hanno nessun interesse a sparare tra le case. Piuttosto le reazioni degli ambientalisti e di gran parte dell’informazione dimostrano che in Italia l’ambientalismo è da salotto, e ignora i problemi di equilibrio degli ecosistemi; in generale c’è il massimo disinteresse per i problemi di sicurezza pubblica, stradale e sanitaria collegati alla fauna selvatica”. “La quasi totalità delle testate ha dato fiato alle trombe dell’animalismo nostrano, parlando di ‘caccia selvaggia’, di ‘far west’, presentando la norma come se consentisse a chiunque avvistasse un cinghiale in città di fare fuoco in mezzo alla gente.
Piani di controllo e ISPRA
La norma invece dispone chiaramente che le Regioni debbano approvare piani di controllo con parere dell’ISPRA e che gli interventi siano coordinati dai corpi di Polizia Regionale e Provinciale: pertanto è impensabile che siano stati autorizzati e legittimati interventi autonomi da parte di chicchessia, cacciatore o meno.” “Piuttosto le notizie distorte diffuse dagli organi di informazione potrebbero fare credere a qualcuno di essere legittimato ad abbattere i cinghiali a vista e di certo hanno creato un inutile e infondato allarme sociale: mi auguro che i temi come la pandemia, la guerra e la politica internazionale siano trattati con maggiore obiettività e con la dovuta preparazione” (fonte: FIDC Lombardia).