Nato il 9 febbraio del 1960 a Milano, dove risiede, il senatore Franco Mirabelli ricopre dal 25 marzo scorso l’incarico di Vicepresidente del gruppo Pd al Senato ed è membro della 13ª Commissione permanente (Territorio, ambiente, beni ambientali). A lui abbiamo avuto occasione di rivolgere alcune domande in merito alla linea e alle posizioni del Partito Democratico sul tema dell’ambiente e della caccia.
Nelle sue molte anime la sinistra ha mantenuto in passato una posizione di equilibrio fra favorevoli e contrari all’attività venatoria. Negli ultimi tempi la percezione dei cacciatori è che questo equilibrio si sia perso a favore della parte ambientalista e animalista. Quale è la realtà dei fatti?
“Il Pd è un partito riformista e in quanto tale nel dare valutazioni e nel fare scelte prescinde da premesse che attengono all’etica e alla sensibilità individuale che pure meritano rispetto. In questo quadro ci siamo sempre mossi, nelle Regioni e in Parlamento, avendo a riferimento le indicazioni della scienza sul fronte della tutela faunistica e nel rispetto delle ragioni degli agricoltori. Spesso le posizioni del Pd sono risultate decisive per superare conflitti di ordine ideologico che mal si conciliano con gli interessi generali. Basta sfogliare gli atti parlamentari per avere cognizione di quanto detto e fatto e Federcaccia lo sa bene.”
Quale è per il Pd il senso della caccia nel 2021?
“Nell’era moderna per la caccia, pur mantenendo le sue radici culturali, si impone la necessità di ridisegnare il proprio profilo in sintonia con una sensibilità ecologista che caratterizza, per fortuna, la vita delle nostre comunità. D’altronde già la legislazione corrente assegna alla caccia, attraverso il buon governo degli Ambiti e dei Comprensori Alpini, un ruolo primario della gestione della fauna selvatica e del ripristino degli habitat. E non è un caso che nei comitati di gestione degli Atc si ritrovano a lavorare, fianco a fianco, rappresentanti dei cacciatori, degli agricoltori, degli ambientalisti e degli enti locali. È una prerogativa tutta italiana il principio cardine della legge 157 che tutela la fauna come patrimonio indisponibile dello Stato e salvaguarda cosi, insieme all’842 del codice civile, il sistema pubblicistico del nostro Paese. Semmai si tratta di capire, attraverso una relazione da discutere in Parlamento, se l’attuazione della legge ha prodotto risultati o palesato limiti. È il momento di fare questa discussione.”
La difesa e il mantenimento della biodiversità sono principi imprescindibili, riconosciuti tali anche dai cacciatori, che molto fanno concretamente in questo senso. A differenza di altri Stati europei in Italia questo ruolo non sembra essere riconosciuto dalla politica. Quali a suo giudizio i motivi e quale la posizione del suo partito?
“L’Italia è ai vertici d’Europa per tasso di biodiversità. Non è solo un dovere civico difenderla ma anche economico poiché evoca bellezza, paesaggio, buona gestione. E dove c’è tutto questo si evidenziano le eccellenze delle nostre produzioni famose in tutto il mondo con il marchio del ‘Made in Italy’. Insomma la biodiversità è anche un valore economico. Per questo penso che il mondo della caccia debba avere più coraggio su questo fronte. Troppo spesso invece il dibattito pubblico si incentra in chiave strumentale su un giorno in più di caccia o su una specie in meno. I cacciatori possono essere protagonisti della conservazione ambientale se fanno funzionare bene gli strumenti che hanno a disposizione, a cominciare dagli Atc e dai Ca. Non sempre si avverte questo. Al netto delle responsabilità che appartengono anche alla politica e alle istituzioni.
Le eccellenze agroalimentari italiane sono famose nel mondo, motivo di orgoglio oltre che valore percentuale importante dell’economia. Quali sono le risposte alle richieste di tutela del mondo agricolo?
“La difesa e la valorizzazione delle produzioni agricole sono una priorità. Gli imprenditori agricoli da tempo hanno scelto la strada della qualità e della multifunzionalità. Sono presidio sul territorio e garantiscono con i loro insediamenti un giusto equilibrio tra città e campagna. In questa direzione la politica ha saputo accompagnare lo sforzo in atto anche con provvedimenti di sostegno e di incentivo. Si può fare di più ovviamente e come Pd non ci tireremo indietro. Semmai occorre agire subito su problematiche nel frattempo intervenute come l’esubero di presenza di alcune specie selvatiche, i cinghiali in primis, che interferiscono pesantemente con l’attività economica agricola. Su questo argomento il confronto è ancora troppo condizionato da posizionamenti di parte.”
Transizione ecologica. Un tema di grande importanza e che deciderà la qualità della vita dei cittadini nell’immediato futuro. Quali sono aspettative e programmi del Pd su questo tema? Che posto ha la gestione di fauna ambiente e territorio in una visione sostenibile del nostro futuro?
Il tema della transizione ecologica è al tempo stesso una grande sfida e una grande opportunità. Si tratta di cambiare il paradigma del modello di sviluppo puntando su sostenibilità, qualità e giustizia sociale. Il cambiamento avverrà attraverso tappe definite in sede europea che potrà dirsi raggiunto allorché si uscirà definitivamente dall’era dei combustibili fossili e le emissioni dannose in atmosfera saranno azzerate perché il sistema di approvvigionamento energetico sarà rinnovabile in larga misura. Il territorio e la biodiversità sono dentro questo progetto ovviamente. E dove c’è territorio e biodiversità può esserci il ruolo dei cacciatori. Dipende da loro. Non credo però che si vorrà perdere questa straordinaria occasione.” (Fonte: Federcaccia)