L’eccezione del Sud
É quello che è successo in quest’ultima stagione del 2024 sul territorio italiano dove la migrazione è stata penalizzata da un tempo meteo negativo per quasi tutto il periodo, caratterizzato da giornate altalenanti tra temperature sotto la norma stagionale e una piovosità a volte quasi estrema. In questo contesto dall’inizio del ripasso primaverile gli uccelli transahariani, una volta giunti sulla terra ferma, hanno trovato condizioni favorevoli al sud ma solo in poche giornate al centro e nord Italia. Si è così assistito a una buona presenza dell’avifauna quasi soltanto al sud. Sebbene tutte le specie caratteristiche del periodo si siano fatte notare vi è però da sottolineare l’insufficiente numero dei loro individui, un elemento questo che si rileva da tempo. Tanto che ad oggi alcune coppie riproduttrici in determinate zone, dove solitamente erano presenti, quest’anno non si sono presentate.
Cambiamento climatico
Non è facile fare una sintesi di questo problema, ma teorie avanzate da più parti concordano che la causa possa essere un calo di biodiversità nei territori di svernamento a causa di un consumo sconsiderato di suolo che, tra l’altro, si sta verificando anche in troppe aree del nostro amato paese. A questo si somma il cambiamento climatico, problema sottolineato da diversi anni e aggravato dalle attività umane, che sta cambiando le abitudini degli uccelli. Ci sono prove evidenti che Il pianeta dal 1970 si stia riscaldando sempre più velocemente. In questo contesto, lo scriviamo spesso, in Italia è comunque tutt’oggi possibile osservare il fenomeno migratorio. In tutto il territorio, oltre a stare col naso all’insù, come scrive qualcuno, nelle aree boschive e dalle rive di laghi, fiumi e specchi d’acqua si può scoprire e osservare gran parte dell’avifauna migratrice che si rifugia per un breve periodo alla ricerca di cibo mentre fa una pausa prima di riprendere il viaggio verso i lidi di riproduzione. Grazie all’agenzia Copernicus, un breve riassunto di ciò che è successo in quest’ultima primavera lo possiamo già elencare partendo da un mese di marzo caratterizzato da ottime precipitazioni che seguono quelle di gennaio e febbraio e da una temperatura media al di sopra di quasi un grado che ha influito sull’umidità dell’aria.
Un trend in controtendenza
Aprile ha manifestato marcate oscillazioni termiche causando il quarto anno consecutivo con freddo intenso in Europa a causa di più discese di masse d’aria di origine artica. Arriviamo così a maggio con temperature sotto la media stagionale, che hanno determinato elevata piovosità e più freddo della norma, soprattutto al nord. Un trend in controtendenza rispetto alle mensilità invernali e primaverili che negli ultimi anni avevano segnato record storici di caldo a livello italiano. É quindi logico pensare come la migrazione dei nostri amici alati venga influenzata notevolmente. Tuttavia, le incognite e le sorprese, si sa, fanno parte del fenomeno migratorio ed è sempre interessante frequentare la natura per osservare quanto ci può offrire anche se a volte non ci è molto gradito. Speriamo in una estate più proficua sotto il profilo meteorologico che possa agevolare la vita degli alati indaffarati nell’allevamento della prole anche se, mentre scriviamo queste note, la bella e calda stagione non è ancora partita e siamo già alla terza decade di giugno! (Walter Sassi-ANUU)