Una decisione drastica
Riportiamo uno degli ultimi post social di Eleonora Evi, deputata del PD: “Il servizio di Giulia Innocenzi di ieri sera a Report, come sempre, ci aiuta a fare luce la dove ci sono ombre. Fin dalla precedente inchiesta che ha scoperchiato intrecci tra la deputata Michela Brambilla e l’ENCI, Ente nazionale cinofilia italiana, molte domande sono rimaste senza risposta. Dopo questo ultimo servizio ho preso una decisione. Mi dimetto dall’Intergruppo per i Diritti degli Animali, presieduto da Brambilla e a cui avevo aderito ad inizio legislatura con entusiasmo, convinta che per cambiare le cose per gli animali, come per tutto, serva superare steccati ideologici e partitici e trovare soluzioni comuni”.
Nessun condizionamento
“Due sono le ragioni: la prima, l’inchiesta mette in luce l’uso di fondi dell’associazione Leidaa di cui Brambilla è presidente, anche per iniziative elettorali, ma non solo, da cui la stessa ne ha tratto profitti e vantaggi personali e privati, che nulla avevano a che fare con la causa animalista e ambientalista, tra cui auto blu, alberghi di lusso, vini pregiati. Una circostanza che, oltre a rappresentare un conflitto di interessi, rende del tutto inadeguata la sua figura per la guida di un organo, sebbene informale come un intergruppo, che dovrebbe lavorare libero da qualsiasi condizionamento personale. La seconda ragione riguarda il funzionamento stesso dell’intergruppo che in oltre due anni di lavoro non si è praticamente mai riunito, inefficace nel coordinamento di qualsiasi azione politica e nemmeno utile ad essere uno strumento di approfondimento e conoscenza delle tante tematiche da affrontare”.
La situazione italiana
“Nella mia esperienza di europaramentare sono stata Vice-Presidente dell’Intergruppo Benessere Animale e Presidente del gruppo di lavoro per un allevamento senza gabbie. I lavori, che non solo vedevano riunioni regolari nel tempo, erano l’occasione per audire esperti, presentare gli ultimi studi scientifici e coordinare una azione politica, penso proprio nel caso della battaglia per porre fine all’uso delle gabbie, volta all’ottenimento di una risoluzione ambiziosa da parte del Pe. In Italia non accade nulla di tutto ciò”.