Fucile Mauser Europa 66 – Poco capito agli inizi, apprezzato in seguito quando le prove pratiche ne avevano illustrato anche ai tenaci amanti del passato le qualità, il fucile Mauser Europa 66 ha segnato un’epoca con una progettazione totalmente innovativa. Fra i primissimi a comprenderlo fu il mai dimenticato Pietro Colombano, tecnico e giornalista di primaria caratura, mentre fra quelli che tardarono a capire ci fu anche il sottoscritto convinto poi, come tanti altri, dalle prove pratiche esperite dal Maestro della caccia al camoscio con uno dei primi esemplari giunti nella nostra zona. I progetti risalgono alla fine degli Anni 30 e portano la firma di Walther Gehmann, validissimo tecnico nonché campione di tiro, probabilmente fra i pochi che riuscirono a salvare qualche carta e qualche disegno nell’imminenza dell’occupazione militare della Germania nel 1945 da parte degli Alleati. Trascorsero vent’anni prima che queste carte rivedessero la luce dando origine a qualcosa di inusuale dalle caratteristiche molto particolari. Gli obiettivi tendevano a un fucile più corto e più leggero della norma, a parità degli altri fattori, e insieme scaturiva la pregevole opportunità della canna intercambiabile, ovviamente su gruppi analoghi di calibri. C’era già di che essere contenti, ma altre soluzioni vedevano migliorare sensibilmente la precisione: ricordiamo come in quei tempi i cacciatori di montagna considerassero valido il fucile che a un centinaio di metri ponesse i colpi in una mano, mentre i meno esigenti parlavano addirittura del fondo di un secchiello. Con la Mauser si comincia a ragionare facilmente in termini di MOA e a osservare la terna di fori quasi tangenti fra loro. La tecnica vede un otturatore telescopico come base della soluzione con la chiusura nella culatta della canna a cui si aggiunge un’incassatura di estrema precisione e tenuta.
La tecnica
Il castello è inesistente quindi canna e otturatore hanno supporti ben diversi dal solito: la prima viene fermata da due brugole che attraversano l’asta della calciatura e lo scarico della forza passa da uno zoccolo prismatico, fresato dal manicotto investito sulla canna stessa, posto a contrasto con un parallelepipedo in bronzo fissato, tramite altre due viti, nella propria sede scavata nel legno. All’origine questo pezzo era piatto assumendo in seguito la forma di una L con il lato lungo orizzontale per lucrare un contrasto di maggior efficienza, inoltre si incrementerà, nei tipi a seguire, la lunghezza del manicotto stesso ottenendo una base più estesa per il fissaggio anteriore dell’ottica aumentando il peso totale, risultato persino troppo leggero. Solo nell’ultima edizione, già con qualche pezzo microfuso, tale manicotto subirà una nuova riduzione, ma rimane sempre il fissaggio dell’ottica su due punti: la canna e il suo manicotto. La prima vite si fissa nello zoccolo del manicotto unendo questi pezzi; un secondo punto di giunzione è dato da una spessa lamina stretta fra canna e culatta e inserita in una tasca ricavata nel fusto: la seconda vite passa nel rebbio anteriore della guardia e si serra in un riscontro ricavato nello spessore inferiore della culatta. Ancora più indietro troviamo un terzo ancoraggio formato da un aggancio a semicerchio fra la culatta della canna e lo scatolato definito come culatta fissa, incassata nella zona posteriore della calciatura, e da cui si ricavano le sedi per le guide di scorrimento del carrello otturatore, del magazzino cartucce e del dente di scatto. Ancora un piccolo zoccolo prismatico, ricavato di precisione dalla fusione del pezzo, ha la sua sede nel legno: nella sua filettatura si posiziona la terza vite di serraggio dopo esser passata nel rebbio posteriore della guardia. A breve distanza dall’inizio della produzione viene aggiunto un letto di resina epossidica per garanzia di inamovibilità: intuibile la complessità del lavoro manuale, ma i costi non erano ancora proibitivi e la precisione di tiro era solitamente strepitosa pur con la sezione usuale di canna molto snella.
L’otturatore è davvero innovativo presentandosi con due pezzi scorrevoli l’uno entro l’altro e il complesso scorre a sua volta sulla culatta fissa dotata di apposite guide. Nell’otturatore si nota il cilindro dotato delle due spesse alette di chiusura con sedi nelle mortise fresate nell’anello di culatta della canna. La faccia ribassata con bisellatura periferica ospita il foro del percussore rettificato e il puntone a molla dell’espulsore; qualificante l’unghia di estrazione dalla forma ad H, in acciaio speciale temprato, scorrevole ortogonalmente nella propria sede posta sopra all’aletta destra, tenuta in sito da una molla a cappio con i rebbi inseriti nel corpo otturatore e l’asola che fa presa in un piccolo incavo arrotondato. Eccellente lavoro di precisione per un pezzo importante. Nel corso della trentennale vita del fucile il manubrio varierà di poco mantenendo sempre la sua ottima funzionalità, salvo che in un modello con la nocca sferica tagliata a metà: una vera incongruenza. All’estremo posteriore un prisma sagomato accoglie il robusto traversino tondo della sicura che agisce su un corrispondente incavo praticato nel codolo del percussore: stabilità assoluta con rapidità di intervento e silenziosità. Anche in questo particolare si vedrà una soluzione diversa negli ultimi modelli dove il traversino tondo sarà sostituito da un tasto con lamina a molla di fermo: analogo il bloccaggio del percussore ottenuto con la rotazione anziché con la traslazione dell’asse. La funzione blocca anche il manubrio per cui non è possibile scarrellare a sicura inserita estraendo la cartuccia camerata. La culatta mobile è foggiata a prisma con piani laterali lisci che da verticali alla base salgono poi inclinati: anteriormente risulta aperta con i due rebbi da inserire nelle sedi della culatta fissa. La culatta mobile e l’otturatore sono collegati da un ponte ad arco superiore e un semiarco inferiore per consentire il passaggio del cilindro e il movimento dei due pezzi con corse di lunghezza diversa. La soluzione permette di risparmiare circa 6-7 cm rispetto a un’azione K98 con eccellente fluidità dei movimenti. Un tastino rigato, posto sotto alla parte destra, svincola l’otturatore a fondo corsa.
Calciatura, particolari e considerazioni
La scelta dei legni è sempre stata orientata dalla struttura adeguata e dalla bellezza della vena: il pezzo unico lavorato con perizia unisce stile tedesco e statunitense con ottime rese nel tiro a fermo e buone in quello alla corsa. Nei particolari notiamo lo scatto, certo fra i migliori mai provati, con corsa del percussore di 5,7 mm e superficie dei piani di ingaggio pari a soli 1,5 mm²: lo stecher a due grilletti, con fine regolazione, è superbo. La suola elevatrice delle cartucce viene realizzata in acciaio lucidato: azionare questa meccanica produce un suono che gli animi accorti e dediti alle belle sensazioni non mancheranno di apprezzare. Nel corso di circa un trentennio sono talmente variati i costi e le condizioni del lavoro che anche soluzioni così pregevoli hanno dovuto essere messe da parte. Ci conforta osservare come questo fucile sia tuttora seguito da molti conoscitori sul mercato dell’usato: a nostro parere, insieme a una Mannlicher Schönauer e a una Sauer 80, formano per progettazione ed esecuzione, una triade speciale in grado di dar lustro a una rastrelliera.
Fucile Mauser Europa 66
Scheda tecnica
Costruttore: Mauser Werke A.G. – Oberndorf am Neckar (Deutsche Bundesrepublik)
Importatore attuale della marca: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (BZ) – tel. 0471/803000 – fax. 0471/810899 – www.bignami.it – [email protected]
Modello: Europa 66
Tipo: fucile a canna rigata
Funzionamento: otturatore telescopico girevole scorrevole con ripetizione ordinaria
Chiusura: due alette anteriori – mortise nella culatta della canna
Percussione: percussore con molla coassiale interno all’otturatore
Estrattore: a unghia con base ad H e movimento ortogonale – molla di registro a filo
Espulsore: nottolino elastico in testa all’otturatore
Canna: in acciaio sostituibile secondo gruppi di calibri
Scatto: stecher regolabile a due grilletti o scatto diretto
Sicura: bottone trasversale sul codolo otturatore con due posizioni – blocca percussore, manubrio, scatto – tasto laterale per svincolo otturatore a fondo corsa
Caricatore: fisso in acciaio da 3 o 4+1 cartucce
Mire: tacca di mira a U o a V ampia con regolazione in deriva e mirino a prisma – attacco dell’ottica a incastro su coulisse anteriore e base saldata posteriore su culatta canna
Calciatura: monopezzo in legno di noce con zigrino manuale fine oppure a scozzese nei punti di presa – calciolo in bachelite
Calibri: 8x68S Schuler (ampia scelta fra i calibri in auge nel periodo di produzione) Materiali: acciaio forgiato e fresato per castello e otturatore con alcuni particolari pressofusi – canna in acciaio al carbonio
Lunghezza: 110 cm con canna da 650 mm
Peso: da 3.000 a 3.400 g circa senza attacchi e ottica
Finiture: corpo centrale otturatore lucidato e brunitura delle parti restanti