Il piano faunistico venatorio torna nuovamente nel mirino delle associazioni animaliste e ambientaliste delle Marche. Enpa, Lac, Lupus in Fabula, Lav, Lipu – Bird Life e Wwf hanno presentato ricorso al Tar contro il piano varato dalla Regione nel febbraio scorso. Le associazioni avevano presentato le loro osservazioni sul documento che regola la caccia nel territorio regionale, osservazioni che però non erano state accolte dalla Regione che era andata avanti per la sua strada. Poi con la pandemia e il blocco alle attività della Giustizia e di conseguenza anche del Tribunale Amministrativo Regionale, le associazioni non avevano potuto procedere con le azioni volte a contestare quelle che ritengono «irregolarità rispetto alle normative».
A far infuriare animalisti e ambientalisti sono numerosi punti critici, fra i quali spicca la mancata individuazione dei valichi di montagna interessati dalle migrazioni dell’avifauna, una lacuna che come evidenzia il delegato regionale della Lac (Lega Abolizione Caccia), Danilo Baldini, segnala «il mancato recepimento della legge nazionale sulla caccia risalente al 1992». Aree nelle quali andrebbe vietata l’attività venatoria nel raggio di mille metri, come disposto dalla normativa europea. «Nelle Marche abbiamo individuato una ventina di valichi, alcuni dei quali condivisi con l’Umbria dove invece sono stati riconosciuti» spiega, zone dove ci sono uccelli in via di estinzione, come ad esempio il Moriglione e la Pavoncella, che nelle Marche «continuano ad essere cacciate».
Il Tar della Toscana, però ha dato ragione agli ambientalisti che hanno presentato ricorso per la stessa ragione, insomma c’è di fatto «un precedente in Italia» che potrebbe deporre a favore delle associazioni. Altra questione sul tavolo quella del «mancato riferimento del divieto di caccia nelle aree interessate da incendi, dove per 10 anni consecutivi viene vietata la caccia». Zone che secondo il delegato Lac andrebbero georeferenziate e individuate cartograficamente: «La cosa assurda – spiega – è che questi punti vengono autorizzati, ma la Regione non sa nemmeno dove si trovino», una informazione fondamentale per procedere ai controlli. Punto caldo poi quello dell’«abuso dei provvedimenti di caccia in deroga alle specie protette, come lo Storno, la Tortora dal collare e il Piccione, cacciabili sono in casi eccezionali.
Ogni anno però la Regione continua a concedere questa deroga». Infine animalisti e ambientalisti lamentano «l’assenza di un riferimento alle misure conservazionistiche per l’Orso Bruno Marsicano» una specie che ha iniziato a fare la sua comparsa nelle Marche sul versante ascolano dei Monti della Laga. «Chiederemo la sospensiva degli effetti del piano faunistico venatorio – conclude Danilo Baldini -, anche se non la otterremo i giudici dovranno comunque tenere in considerazione il fatto che il piano è sotto osservazione a causa di parti non in regola con le normative vigenti». L’udienza al Tar è stata fissata al 22 luglio (Centropagina.it).
Facciamoci dire da questi pseudo ambientalisti se hanno un bel giardino grande a casa loro. Così andremo lì a caccia, visto che ogni giorno inventano un altro sito interdetto all’attività venatoria. Ma la smettessero di rompere le balle.