La vicenda del cartellone pubblicitario esposto dagli animalisti a Brescia Sant’Eufemia ha avuto un prologo. Offeso ed indignato dalle immagini esposte un giovane cacciatore, forte solo della sua smisurata passione e senza nessun incarico in alcuna associazione venatoria, ha promosso sulla piattaforma Facebook una raccolta di fondi per provare a rispondere con gli stessi mezzi alla provocazione animalista. In pochi giorni, ricevendo le donazioni più disparate, il giovane ha raccolto i fondi sufficienti per affittare un camion pubblicitario e realizzare un manifesto che riportava una frase, sullo sfondo stilizzato di un cacciatore che recitava: “Non odiare ciò che non conosci”.
Legittima iniziativa, bellissima idea nata spontaneamente con l’unico obiettivo di rispondere con intelligenza e garbo ad un’iniziativa scomposta e molto criticata anche all’interno della galassia anti-caccia per l’efferatezza delle immagini proposte. Fin qui nulla di male fino a quando qualcuno si è preso la briga di imbrattare con frasi aggressive l’iniziativa del giovane cacciatore. Un episodio grave, molto grave, che dimostra ancora una volta l’insanabile contrapposizione tra i due mondi, insanabile perché è evidente l’incapacità di confrontarsi, in modo serio ed oggettivo, da parte di alcune frange animaliste. Giustamente è stata fatta denuncia da parte del committente del manifesto ai Carabinieri ma è stata promossa, sempre dal giovane cacciatore un’altra iniziativa.
Poiché a causa del Covid è vietato ogni tipo di assembramento e quindi c’è l’impossibilità di organizzare ogni tipo di manifestazione, questa mattina i rappresentanti di tutte le associazioni venatorie di Brescia unitamente ad alcuni rappresentanti delle istituzioni, hanno accompagnato il camion pubblicitario imbrattato nel piazzale antistante palazzo Broletto sede della Prefettura di Brescia. L’iniziativa è molto intelligente e di sicuro impatto mediatico e ha solo l’obiettivo di portare a conoscenza del Prefetto di Brescia l’ennesima azione intimidatoria inferta al mondo venatorio bresciano. Dopo le distruzioni dei capanni perpetratesi in Franciacorta ed in altre zone della nostra provincia, dopo i discutibili controlli subiti da alcuni cacciatori, dopo l’incitazione alla violenza riportata sui social ai danni dei cacciatori e prontamente denunciati alla Procura, ancora un gesto di sfida.
Ma se questi signori cercano lo scontro sappiano che dal mondo venatorio riceveranno solamente denunce e mai atti violenti perché su questo aspetto le associazioni venatorie vigilano con fermezza e perché noi cacciatori non siamo tanto stupidi da cadere nel tranello. Hanno presenziato l’eurodeputato Pietro Fiocchi, il consigliere Floriano Massardi ed altri rappresentanti delle istituzioni che sono stufi di questo imbarbarimento. Sono stufi di vedere una categoria oggetto di continui attacchi senza che nessuno dei colpevoli sia stato ancora preso e condannato. Noi siamo fiduciosi, in Federcaccia Brescia non possiamo che esserlo, che prima o poi questo scempio finirà. Un primo inizio dell’unità del mondo venatorio dovrebbe partire proprio da questi episodi: le associazioni dovranno fare fronte comune non solo nelle giuste iniziative di protesta ma anche per cercare di far emergere i responsabili di queste azioni.
Incaricare professionisti del settore per avviare indagini conoscitive di queste frange violente per fornire informazioni concrete alle forze dell’ordine, sarebbe sicuramente una delle risposte che le decine di migliaia di cacciatori lombardi si aspettano. Agire nella legalità ma agire! Servono fondi? Come li ha trovati un giovane cacciatore di trent’anni per rispondere ad un manifesto offensivo avviando una raccolta fondi li possono allora trovare anche le associazioni. Serve costruire un modello strutturato, una confederazione delle associazioni venatorie che sappia rispondere in modo puntuale a queste aggressioni andando a ricercare alla fonte di autori e magari anche i committenti.
Nulla è facile, nulla è immediato, nulla è sicuramente efficace ma fino a che non proveremo in questa impresa non potremo saperlo. Federcaccia Brescia ha già fatto un primo appello, e a breve, promosso da Federcaccia Lombardia, chiederemo un incontro con le altre associazioni per provare a percorrere insieme questa proposta sotto l’unica bandiera che ci unisce, la passione della caccia. Siamo fiduciosi che tutti sapranno capire i buoni propositi della nostra proposta e aderiranno perché sono i nostri stessi associati a chiedercelo. Per troppo tempo, forse da sempre, abbiamo affidato la tutela della nostra passione ad altri, è giunto il momento di essere “faber”, fautori, protagonisti del nostro futuro, la sopravvivenza della caccia.