Tra queste una patologia pericolosa per il compagno di caccia a quattro zampe è la malattia di Aujeszky, che ha come portatori sani i maiali o i cinghiali. Il virus è stato osservato per la prima volta nel 1813 nel bestiame allevato negli Stati Uniti.
Nel corso degli anni gli studi per capire come affrontare la malattia e la sua origine continuarono. Nel 1902 Aujeszky, studioso da cui la malattia prende il nome, capì che il virus non era di origine batterica. Fino a quando nel 1910 Schmiedhofer a seguito di esperimenti approfonditi stabilì che l’agente della patologia era di tipo virale.
Attualmente la Pseudorabbia è ancora diffusa. L’herpesvirus (alphaherpesvirus) si annida all’interno dell’organismo di suini o cinghiali. Nonostante questo la malattia può essere trasmessa a molte altre specie di mammiferi, in particolare modo ai carnivori, ai ruminanti ed agli equidi.
I cani da caccia possono infettarsi in vario modo. Ingerendo le interiora o la carne cruda di suino e cinghiale, con il morso o tramite contatto diretto. Quest’ultimi sono i casi che si presentano soprattutto durante una battuta di caccia al cinghiale.
Nel momento in cui un cane viene contagiato, i principali sintomi si possono rivelare a livello neurologico. In questo caso nell’animale si possono manifestare delle encefalomielite, paralisi alla laringe e un intenso prurito, che può portare nei casi estremi l’animale all’automutilazione. Di solito l’incubazione va dai 2 ai 6 giorni, mentre la diffusione della malattia che porta alla morte è rapida. Avviane entro le 48 ora dalla manifestazione dei primi sintomi.
Ai primi sintomi è bene consultare un veterinario, anche se non esiste un trattamento efficace che possa sconfiggere la malattia. L’unico modo per mettere al sicuro il cane dalla malattia di Aujezsky è quello di limitare il contatto con i portatori sani del virus ed evitare di basare l’alimentazione del segugio con carne cruda di suino e cinghiale.