Andare a caccia con il proprio cane è un’esperienza entusiasmante, che rende indissolubile il legame già profondo tra l’animale a quattro zampe e il suo padrone. Le uscite all’aperto e la caccia, a volte possono rappresentare dei pericoli per il cane. Questo, infatti, potrebbe contrarre dei virus o delle malattie in grado di mettere in pericolo la sua sopravvivenza.
Tra queste una patologia pericolosa per il compagno di caccia a quattro zampe è la malattia di Aujeszky, che ha come portatori sani i maiali o i cinghiali. Il virus è stato osservato per la prima volta nel 1813 nel bestiame allevato negli Stati Uniti.
Gli animali che contraevano il virus manifestavano un prurito intenso da qui la definizione di mad itch, e la maggior parte delle volte andavano incontro alla morte. La malattia successivamente arrivò anche in Europa. Proprio in Svizzera nel 1849 fu definita per la prima volta Pseudorabbia, in quanto i sintomi erano molto simili a quelli della rabbia.
Nel corso degli anni gli studi per capire come affrontare la malattia e la sua origine continuarono. Nel 1902 Aujeszky, studioso da cui la malattia prende il nome, capì che il virus non era di origine batterica. Fino a quando nel 1910 Schmiedhofer a seguito di esperimenti approfonditi stabilì che l’agente della patologia era di tipo virale.
Attualmente la Pseudorabbia è ancora diffusa. L’herpesvirus (alphaherpesvirus) si annida all’interno dell’organismo di suini o cinghiali. Nonostante questo la malattia può essere trasmessa a molte altre specie di mammiferi, in particolare modo ai carnivori, ai ruminanti ed agli equidi.
Grazie ai moderni studi si è potuto stabilire che il sierotipo del virus è unico, ma ci sono diversi ceppi che agiscono in modo differente in base all’animale o all’età dello stesso. Ad esempio il ceppo presente nei cinghiali, è attenuato rispetto a quello dei suini, ma ha un ciclo di sviluppo differente rispetto a quello del maiale domestico.
I cani da caccia possono infettarsi in vario modo. Ingerendo le interiora o la carne cruda di suino e cinghiale, con il morso o tramite contatto diretto. Quest’ultimi sono i casi che si presentano soprattutto durante una battuta di caccia al cinghiale.
Nel momento in cui un cane viene contagiato, i principali sintomi si possono rivelare a livello neurologico. In questo caso nell’animale si possono manifestare delle encefalomielite, paralisi alla laringe e un intenso prurito, che può portare nei casi estremi l’animale all’automutilazione. Di solito l’incubazione va dai 2 ai 6 giorni, mentre la diffusione della malattia che porta alla morte è rapida. Avviane entro le 48 ora dalla manifestazione dei primi sintomi.
Ai primi sintomi è bene consultare un veterinario, anche se non esiste un trattamento efficace che possa sconfiggere la malattia. L’unico modo per mettere al sicuro il cane dalla malattia di Aujezsky è quello di limitare il contatto con i portatori sani del virus ed evitare di basare l’alimentazione del segugio con carne cruda di suino e cinghiale.