Le Alpi e il lupo: binomio che sta trovando nuovo equilibrio in questi ultimi anni. Uno dei più grandi predatori europei, dopo decenni di assenza a causa di persecuzioni compiute dall’uomo, sta ripopolando l’area centro-orientale della catena montuosa.
Non si è trattato di una reintroduzione, ma di una colonizzazione spontanea avvenuta per la sua capacità di muoversi anche in ambienti sfavorevoli, per l’abbondanza e varietà di prede disponibili e per l’aumento delle superfici boschive: condizioni ambientali adatte per il suo ritorno. Vive in piccoli branchi (5-11 elementi) a forte gerarchia e caccia in gruppo con tecniche complesse e molto efficienti. Generalmente conduce una vita sedentaria e abbandona il suo habitat solo per mancanza di cibo. Difende il territorio dagli altri branchi attraverso il rilascio di una combinazione di tracce odorifere (urina, feci, feromoni etc.), attacchi diretti e ululati. Attualmente la sua presenza è di circa 100 esemplari e questo sta ad indicare il buono stato di salute dell’ambiente alpino. Nonostante le leggi e le azioni di tutela, il lupo non ha vita facile: spesso per paure infondate ma difficili da combattere, questo animale entra in rotta di collisione con gli esseri umani, in particolar modo con pastori, allevatori e cacciatori, che lo considerano un “nemico”. Recenti studi, tuttavia, hanno accertato che le prede preferite dal lupo sono i grandi erbivori selvatici: camosci, caprioli, cervi e mufloni, mentre il bestiame domestico non supera mai il 15% della sua dieta.A contribuire alla gestione del ritorno del lupo sulle Alpi, è il progetto europeo “Life WolfAlps”. In sette aree chiave (Alpi Marittime e Cozie, Ossola, Alpi Centrali, Dolomiti, Lessinia e Slovenia) sono state messe in campo azioni di monitoraggio e conservazione della specie, misure di prevenzione degli attacchi del lupo ad animali domestici, interventi per contrastare il bracconaggio e strategie di controllo dell’ibridazione lupo-cane, necessarie per mantenere a lungo termine la diversità genetica della popolazione di questo mammifero. Altre importanti iniziative utili a garantire la conservazione e la ridiffusione di questo predatore sull’intero arco alpino sono: squadre cinofile antiveleno, diffusione di una maggiore conoscenza della specie sfatando falsi miti o credenze.
Iniziato formalmente nell’ottobre 2013, il progetto proseguirà fino al 2018 con la partecipazione di diversi partner: il Parco naturale delle Alpi Marittime, le regioni Veneto e Lombardia, il Corpo Forestale dello Stato, i Parchi nazionali della Val Grande e dello Stelvio, i Parchi regionali delle Alpi Cozie e il Parco nazionale del Triglav in Slovenia. Il futuro del lupo sulle Alpi, dunque, dipende dall’instaurarsi di un positiva convivenza con l’uomo che per tanto, troppo tempo ha dato la caccia ad uno degli animali più affascinanti, misteriosi e selvaggi delle montagne.
Huffington Post
29.10.2014