Le volpi sono al vertice della catena alimentare, essendo predatori carnivori. Se il loro numero aumenta eccessivamente, viene messa in pericolo la biodiversità della fauna autoctona, dato che gli animali predati (in particolare lepri e fagiani) subiranno un crollo netto. Non so se gli animalisti ragionano in termini di “bellezza” dell’animale e quindi ritengano la volpe più meritevole di vivere del fagiano, ma la natura dice che una specie non può proliferare eccessivamente senza per questo creare grave danno alle altre. A questo si aggiunge il rischio di disastro idraulico creato dalle tane delle volpi, che vengono scavate spesso lungo gli argini dei fiumi e che indeboliscono sensibilmente le strutture.
Inutile dire quali possano essere i danni provocati dal cedimento degli argini al territorio, all’agricoltura e anche ai centri abitati in prossimità dei corsi d’acqua. Il Piano di contenimento regionale era stato messo a punto proprio per proteggere il territorio e mantenere in equilibrio la fauna autoctona. Ma agli animalisti tutto questo non interessa evidentemente. La Giunta regionale aveva fatto un provvedimento utile e adesso un’intera provincia è a rischio per il ricorso di qualche animalista che pensa che le volpi siano animali da appartamento. E’ assurdo e inaccettabile. E’ il momento che la politica seria prenda decisioni contro questi provvedimenti a salvaguardia della sicurezza di tutti noi e del nostro territorio”.