Utilizzare la situazione emergenziale “per rivedere e migliorare la legislazione sulla gestione del cinghiale in Lombardia: è necessario incentivare la caccia di selezione e l’attività di controllo con un rimborso ‘forfettario’ per ogni capo abbattuto e tracciato, da impiegare nella gestione faunistico venatoria del proprio territorio o da destinare ai ristori per i danni agli agricoltori”. È la proposta venuta dal consigliere regionale di Fratelli d’Italia Barbara Mazzali in commissione agricoltura sul tema della peste suina. Una proposta che andrebbe applicata “soprattutto sulle aree non idonee, che corrispondono proprio alle aree dove si concentrano gli allevamenti di suini e dove dovrebbe essere concentrata l’attività di eradicazione”.
“Inoltre – ha proseguito – dovremmo prevedere l’esonero della quota annuale Atc/Ca per chi presta l’attività di selecontrollore e operatore abilitato al controllo del cinghial”. Secondo Mazzali sarebbe necessario semplificare il procedimento tecnico amministrativo, togliendo l’obbligo di definizione del numero di capi abbattibili, “in quanto, se l’obiettivo è l’eradicazione almeno in questa fase emergenziale, bisogna puntare al prelievo della maggior numero di capi possibile”. “A questo punto potremmo anche fare un passo in più e affrontare finalmente l’annoso problema delle aste pubbliche per la vendita delle carcasse che obbligano gli Atc/Ca ad una attività amministrativa che non sono in grado di gestire né dovrebbero essere di loro competenza”.
Un’altra proposta è stata quella di eliminare la partecipazione degli Atc al 30 per cento nelle aree non idonee per danni accaduti nelle aree cui si pratica la caccia di selezione e allinearlo al 10 per cento come per le altre tipologie di danno. “Creare un albo regionale unico con gli operatori abilitati al controllo del cinghiale. Stimolare le province ad intervenire con maggiore personale e risorse. Attivare dei bandi ad hoc per reti di protezione degli allevamenti”.