Questo mese avrei bisogno di molte dita (o diti?) da ficcare nell’occhio di tutti quelli che credono alle buone intenzioni di chi guida i movimenti animalisti, di quelli che li considerano eroici e disinteressati Robin Hood impegnati nella difesa dei diritti dei poveri animali maltrattati, allevati in batteria, per essere poi ammazzati e spellati ancora vivi. E allora sono anch’io animalista. Anch’io mi indigno contro chi procura inutili sofferenze agli animali, siano allevatori, macellai. E anche cacciatori.
Ricordo un mio carissimo amico, Riccardo Fellini, fratello del più famoso Federico. Attore in venti film, l’abbiamo visto nei Vitelloni. Riccardo era anche regista. Cito il suo primo e unico film “Storie sulla sabbia”. Era amico degli animali e nemico della caccia. Ma non abbiamo mai litigato, perché capiva il mio modo di essere cacciatore. Riccardo realizzò col mio aiuto una bellissima serie per la Rai Tv dal titolo “Quegli animali degli Italiani” dove per primo denunciò quegli allevamenti in batteria che producevano a basso costo (in spazi ristretti, senza alternanza tra giorno e notte, con dosi assai alte di ormoni e antibiotici) polli da rosticceria e da bancone di supermercato, bistecche, braciole, salsicce e culatelli. Per la prima volta la cinepresa entrò nelle camere della morte dei mattatoi, nelle catene di montaggio del pollo da supermarket, dove le povere bestie entravano vive e ne uscivano morte e spennate..Una serie durissima, spietata, da me condivisa e sostenuta, che riusci a migliorare le condizioni di vita e di morte degli animali dei quali ci nutriamo. Ma intanto continuavo ad andare a caccia. Legittimamente perché mi consideravo e mi considero carnivoro e predatore.
A caccia anch’io uccido un animale, ma libero, con infinite possibilità di salvarsi, uno fra i tanti, con la consapevolezza che quella fucilata, non casuale ma indirizzata a quell’animale e non a un altro, servirà anche a “potare” quella popolazione di ungulati e conservarla e addirittura migliorarla. E poi godrò delle sue carni insieme ad amici e persone care rinnovando un antico rito di amicizia e solidarietà.
Basta con le digressioni. A me l’occhio. Torniamo ai difensori, spesso violenti, dei diritti degli animali. Sono i crociati di una nuova religione, già condivisa da Hitler e dai suoi gerarchi. Tutti animalisti, vegetariani e precursori dei vegani. Tutti tranne Goering, grande e appassionato cacciatore. Gente oltranzista, violenta. Seguaci di una ideologia estrema, pronti a tutto, dal picchiare chi non la pensa come loro, a far saltare i tralicci, ad aprire le gabbie dei visoni e di altri animali da pelliccia che si sono ormai diffusi sul territorio con grave danno per le specie autoctone. Pronta a dar la caccia a ricercatori e sperimentatori di farmaci. A minacciare personaggi come me che difendono la buona caccia, al punto che il porto di pistola che mi fu rilasciata dalla Digos negli anni ’70 ai tempi degli “anni di piombo”, mi era stato mantenuto anche dopo che le BR erano state sgominate. Poi, tre anni fa, il questore ha ritenuto che non corressi più alcun pericolo. Se lo dice lui…
Sono estremisti, seguaci di una religione, di una ideologia? Dei forsennati idealisti?. Forse qualcuno lo è. Ma certo che tutti fanno parte di una lobby assai potente, più di quella dei petrolieri, del tabacco, dei farmaceutici, delle armi (che poi in Italia è la più debole, non potente come negli USA). Lo denunciano Virginia Della Sala e Stefano Feltri in un articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” e sul blog di Pierluigi Piccini, dove si legge che “l’Italia rischia una procedura d’infrazione europea perché due anni fa ha vietato di allevare i cani da laboratorio anche se è ancora lecito usarli per la ricerca biomedica. Ma date tempo alla Lega Anti-Vivisezione (Lav) e anche questa incongruenza sarà risolta: alla Luiss il professor Pier Luigi Petrillo, massimo esperto di lobby in Italia, apre i suoi corsi sui rapporti tra interessi e politica parlando del gruppo più efficace, la Lav. Il 29 marzo del 2014 la Lega ottiene un decreto legislativo in contrasto con la direttiva comunitaria che il Parlamento italiano doveva recepire, prodotto di un’azione di lobbying di successo”. Alla fine la politica non può che adeguarsi. La lobby animalista è riuscita a modificare anche il codice civile: ogni regolamento condominiale che vieta il possesso di animali è illegittimo.
Insomma, una lobby potente, più di quella della petrolchimica, anche se non è detto che non siano collegate fra loro. Date un’occhiata alle pubblicazioni di questa o quella associazione ambientalistica. Talvolta vi capita di leggere “Questa pubblicazione è stampata su carta riciclata ed stata realizzata grazie al contributo di…” e segue il nome di un’industria che raffina petroli o fabbrica prodotti chimici. Insomma non è un mistero che tra gli sponsor di alcune associazioni ambientalistiche vi siano i grandi inquinatori. Ai tempi dei referendum c’era il sospetto che i finanziatori fossero ancora loro perché, puntando il dito contro la caccia, si sarebbe distratta l’opinione pubblica dai loro misfatti. Lo scrissi più volte, indicando nomi delle ditte e ragioni sociali, lo ripetei in televisione e non presi una querela. Massimiliano Filippi, segretario generale di Federfauna scrive in un suo articolo, a proposito di sospetti collegamenti: “… la lobby animalista punta a sostituire pelle, pellicce, seta e lana con prodotti sintetici, quasi tutti derivati dal petrolio…” Ma questo è un cattivo pensiero!
La prima azione della lobby delle associazioni animaliste risale al 1991, anno di promulgazione della legge 281 sul randagismo, contrabbandata come una “battaglia di civiltà”. Ma in 25 anni, il problema anziché essere risolto si è aggravato. La spesa per affrontarlo, a carico di tutti noi, ha superato quanto previsto per una normale “finanziaria”. E, guarda caso, il 70% dei canili è gestito dalle associazioni animaliste.
Anche la legge 189 del 2004 sul maltrattamento degli animali è frutto del lavoro di lobby. Detta così, sembra una cosa santa e giusta perché si volevano contrastare i combattimenti tra cani. Ma la legge è diventata uno strumento di potere per le associazioni animaliste. E’ l’unica in tutto il mondo che consenta ad un unico soggetto di denunciare un reato (o presunto tale) , collaborare al sequestro degli animali, diventare affidataria degli stessi, costituirsi parte civile ed essere destinataria delle eventuali sanzioni. Ma le spese per le indagini, i sequestri, i processi le paghiamo noi. E sono sempre i cittadini a pagare le spese dei ricorsi ai diversi Tribunali Amministrativi Regionali contro le leggi che riguardano la caccia, i circhi, gli allevamenti.
Di buone intenzioni è lastricato il pavimento dell’Inferno. E se ancora credete ai predicatori, vi meritate un dito nell’occhio.