Progetto Stambecco
Si torna a parlare di stambecco tra le specie cacciabili nel nostro paese, come è emerso nelle ultime ore alla Camera. Va ricordato che l’Unione nazionale cacciatori zona Alpi (UNCZA) ha recentemente promosso uno studio denominato «Progetto Stambecco» che raccoglie tutti gli studi promossi negli ultimi anni nel nostro Paese sulla specie. Dalle pagine dello studio emerge come lo stambecco sia una specie ormai ampiamente diffusa sull’arco alpino dove sono stati censiti più di 50.000 capi dei quali ben 15.000 sul versante italiano. Numeri che giustificherebbero l’avvio di una gestione anche venatoria della specie.
La situazione in Europa
A livello europeo, secondo la Direttiva Habitat, lo stambecco, al pari del Camoscio alpino, è una «specie di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione» (Allegato V). Da tempo poi lo stambecco è oggetto di prelievo venatorio da parte di altri Stati dell’arco alpino: peraltro lo stesso è cacciato ormai da alcuni anni nella regione Trentino-Alto Adige, in provincia di Bolzano.
L’impegno del Governo
Ecco perché, su richiesta dell’on. Francesco Bruzzone, è stato chiesto l’impegno del Governo a valutare l’opportunità, in accordo e armonia con la normativa europea di settore, e tenendo conto dei vincoli di appartenenza dell’Italia alle organizzazioni internazionali di tutela della fauna e degli habitat naturali, in particolare di quelli montani, di inserire lo stambecco fra le specie cacciabili di cui all’articolo 18 della legge 11 febbraio 1992, n. 157, al fine di provvedere ad una sua corretta e utile gestione venatoria, anche attraverso l’introduzione di piani di gestione.