Dopo i pipistrelli e i pangolini – principali sospettati dall’inizio della pandemia di essere stati ospiti intermedi del coronavirus – e dopo i visoni che potrebbero trasmettere il Covid all’uomo negli allevamenti intensivi, tocca ad altri due animali finire sul banco degli imputati: si tratta dei tassi-furetto, una specie diffusa in Cina, e dei conigli. Anche loro – tra gli animali che vengono venduti come alimenti nel mercato cinese di Wuhan, dove sono emersi molti primi casi della malattia – entrano tra i potenziali sospettati di aver consentito il salto di specie, trasmettendo il nuovo coronavirus agli esseri umani.
Perlomeno, è una delle possibilità su cui si concentrano le analisi degli investigatori dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, rientrati nei giorni scorsi da una missione di due settimane a Wuhan proprio per cercare di individuare l’origine del Covid-19. Anche se per il momento si tratta ancora soltanto di una delle tante ipotesi su cui sono in corso le indagini del team, che hanno lamentato le insufficienti informazioni fornite dalla Cina sui primi contagi. Per i membri della squadra dell’Organizzazione mondiale della sanità, riporta il Wall Street Journal, sono necessari altri accertamenti sui fornitori di questi e altri animali in vendita al mercato di Wuhan.
E ancora non ci sono certezze se il virus sia prima stato trasmesso dagli animali agli esseri umani o se stesse già circolando altrove. Il passaggio animale-uomo e viceversa sembrerebbe comunque essere confermato dai numerosi casi rilevati negli allevamenti di visoni in Europa – abbattuti a milioni in Danimarca e altri Paesi -, tanto da avere spinto le autorità Ue per la sicurezza alimentare e per la prevenzione delle malattie a lanciare giovedì un allarme per intensificare test su personale di queste strutture e sugli animali (Ansa).