Restituite le armi e il porto di fucile a un cacciatore ritenuto inaffidabile a detenerle perché nel suo terreno era stata trovata una piantagione di canapa indiana. Gli avvocati Gianni ed Eugenio Zaganelli hanno presentato per l’uomo il ricorso al Tar Umbria sostenendo “un eccesso di potere dell’organo amministrativo per carenza di motivazione, laddove non ha valutato, vagliato e provato la mancanza in capo al ricorrente dell’inaffidabilità e abuso a detenere le armi e la totale mancanza di prova circa il non corretto uso delle stesse, oltre che la totale estraneità del ricorrente alla piantagione rinvenuta sul proprio terreno”.
I due legali hanno sottolineato anche il problema dell’“adeguatezza” della misura adottata. Il Tar dell’Umbria ha accolto le motivazioni del ricorrente e con sentenza pubblicata il 14 febbraio ha statuito che dalla motivazione del provvedimento prefettizio, cui è seguita obbligatoriamente la revoca della licenza di porto di armi, non emerge che l’episodio delle piantine di canapa indiana sia stato inserito in una più ampia condotta di vita e della personalità dell’interessato. I provvedimenti impugnati pertanto sono stati annullati e al cacciatore restituite le armi e la licenza di caccia (La Nazione).