Il libro è stato presentato per la prima volta al pubblico nella serata di venerdì 6 aprile a Ravenna. Una carrellata di ricordi e immagini, ripercorrendo il cammino dello spinone dall’Italia nel mondo, ha fatto da contorno all’interessante novità libraria che va ad arricchire in chiave moderna il panorama culturale sulla razza. Libro molto elegante quello di Paolo Amadori, che ha scelto la finezza del bianco e nero per le immagini. Libro intelligente, per il bilinguismo italiano-inglese delle pagine pensato per una comunicazione d’attualità. Libro dei ricordi, delle esperienze, delle amicizie, delle osservazioni e delle opinioni. Libro dello standard “secondo Amadori”, vagamente riecheggiante in chiave tecnica personale affettiva, moderna, l’atmosfera delle pagine del vecchio “De le Cacce co’ lo Spinone” di Adriano Ceresoli, ritenuto da Amadori l’Autore storico più attendibile sulla razza. Lunghe esperienze personali in allevamento, sul ring e sul terreno di caccia, il grande lavoro della società specializzata (CISP – Club Italiano Spinoni) per il recupero e il miglioramento della razza, le radicazioni dello spinone all’estero anche in Continenti diversi, il tutto armonicamente intrecciato in questo libro garbatamente tecnico e sentimentale su questa bella e antica razza italiana capace di guardare al futuro.
E’ probabile che una buona metà dei cacciatori non più giovani abbiano almeno uno spinone nel proprio passato. In particolare, fin oltre la metà del secolo scorso, sulle zone in origine paludose e acquitrinose, e dov’erano presenti risaie e marcite, lo spinone era il cane quasi di elezione. Emblematico il piccolo scorcio fuciniano del “restone” ne “Il matto delle giuncaie”. Per la cronaca, il termine “restone” venne poi utilizzato come affisso per l’allevamento di spinoni (“del Restone”) dal Dr. Ezio Caraffini (venuto meno nel 2017 all’età di novantacinque anni), allevamento nato nel 1949 e tenuto in attività per oltre sessant’anni. Suo malgrado, lo spinone del passato è stato anche la base dei “classici” meticciamenti in uso fra cacciatori di contrada. Chi non aveva altro s’arrangiava, sorretto dai comandamenti di una cultura paesana secondo la quale gli incroci “venivano più forti”. Spinone-pointer e spinone-kurzhaar erano i meticciamenti più consueti, taluni con qualche pretesa di raffinatezza. Ma lo spinone ha fortunatamente, ormai da tempo, ripresa la propria storia. Il merito va diviso fra il club di razza (CISP – Club Italiano Spinoni), e fra quegli allevatori attenti e appassionati che hanno data un’importante spinta all’allevamento italiano dal punto di vista del lavoro coniugato al tipo.
La Romagna, patria e casa di Paolo Amadori, è rimasta sempre sentimentalmente legata a questo cane italiano, con l’annotazione che oggi si deve parlare più precisamente di Romagna spinonistica internazionale. Il salto cinofilo e “geografico” è stato promosso, e poi concretizzato, da Paolo Amadori, classe 1931, passione, esperienza sui rings e sui campi di prova, sensibilità ai dettagli in allevamento. Pacato, fisico asciutto, passione, esperienza sui rings e sui campi di prova, sensibilità ai dettagli in allevamento, Paolo Amadori, classe 1931, è un allevatore di spinoni che ormai da anni si impongono sia in casa che all’estero. L’amore per lo spinone fu un amore a prima vista, a pelle. E forse giusto da quel primo amore nasce il nome del suo affisso, “Epithelium” (pelle), che coglie peraltro una specifica caratteristica fisica dello spinone, il tessuto epiteliale. Un esordio spinonistico che Amadori sintetizza così: < All’età di tredici anni mi capitò di incontrare uno strano cane, possente, il pelo ispido color bianco e miele, e uno sguardo dolce e bonario. Era uno spinone italiano. Sembrava smarrito, lo portai a casa e lo tenni per una quindicina di giorni, poi un cacciatore di un vicino paese, risultò essere il legittimo proprietario e fu ben felice di riaverlo. Ma dato che il primo amore non si scorda mai, dalla prima licenza di caccia, a diciotto anni, iniziai a cacciare con un cane che assomigliava ad un griffone, e che si rivelò un discreto ausiliare .> Poi da casa di Amadori sono passate anche altre razze, un setter inglese bleu-belton, “Miro”, che negli anni ’60, guadagnò l’accesso ad una finale nazionale del Campionato Federcaccia, e anche “York”, un kurzhaar che stava bene sul terreno e che guadagnò alcuni CAC in lavoro: < Mi è sempre piaciuto valorizzare i soggetti che dimostravano di avere delle qualità. L’amore per il cane non ha frontiere di razza. >
In allevamento c’è stata peraltro anche una parentesi parallela, che compone un quadro cinofilo a tutto tondo: < Con i bull-terrier, anche quella un’esperienza importante. Con tutte le esperienze si porta a casa qualcosa, per maturare e procedere in allevamento Quel cane mi attraeva quasi quanto lo spinone. Ottenni il primo soggetto grazie ad un amico, era un cane in tipo, e infatti lo portai presto al campionato di bellezza. Con i bull-terriers ho avute moltissime soddisfazioni, una quindicina di soggetti sono arrivati al campionato, e uno in particolare, “Excalibur”, ha avuto il privilegio di essere stato l’unico bull-terrier nato al di fuori del Regno Unito a comparire su alcune pubblicazioni inglesi. > Ma torniamo agli spinoni. Oggi l’affisso Epithelium produce solamente soggetti di questa razza: < Sì, con lo spinone si è sviluppata la parte preponderante della mia attività cinofila. In allevamento c’è anche mio figlio Roberto, cinofilo attento e pignolo, che mi supporta attivamente >.
La carriera spinonistica di Amadori prende corpo, quando negli anni ’80 (omonimia del destino?), c’è un altro “York”, in questo caso spinone roano-marrone, che si afferma con diversi CAC in esposizione, e ottiene un CAC in lavoro. Nel contempo Amadori non trascura di portare avanti la parte organizzativa per la razza. Nel Marzo del 1988 dà vita infatti alla Delegazione CISP Emilia-Romagna. Più tardi, nell’aprile del 2000, il Consiglio nazionale CISP nomina Amadori “Consigliere incaricato dei rapporti con l’estero”. Sfruttando la precedente esperienza con i bull-terriers, Amadori si muove verso l’estero, in particolare verso Inghilterra e USA, guadagnandosi stima e seminando per la razza. In qualità di esperto è chiamato a giudicare le speciali di razza in Inghilterra nel 1990 e 1991, e le speciali negli USA nel 1992 e 1994. Soprattutto in Inghilterra lo spinone si radica fortemente, tanto da registrare oggi un numero di iscrizioni superiore a quello nel Libro Origini Italiano. Come si spiega l’interesse degli inglesi per questo cane non anglosassone? < Ha conquistato gli inglesi per la dolcezza e la docilità. Gli inglesi vivono un rapporto quotidiano con gli animali più stretto rispetto a noi, i cani vengono tenuti più in casa che nel box. Anche gli americani si sono avvicinati, soprattutto per il lavoro. Pure nei Paesi nordici europei, la razza si è fatta conoscere per la propria rusticità. Cinofili olandesi, belgi e svedesi sono venuti e tornati in Italia per coprire le loro femmine. Anche in un Paese particolare dal punto di vista venatorio come la Russia, lo spinone si è aperto una strada. E’ importante sottolineare, in coda a tutto questo, che i cinofili esteri, senza distinzione di nazionalità, mantengono contatti con noi e partecipano numerosi e con entusiasmo alle principali manifestazioni internazionali di razza che il club organizza in Italia >.
Per un quadretto di esperienza all’estero, che cosa rimane più forte come ricordo? < Una giornata di caccia in Inghilterra, con due spinoni e i falchi da caccia, indimenticabile. Assolutamente particolare il rapporto del dresseur inglese con i cani. Non concepisce il furgone stipato di cani, ne porta due o tre al massimo. I suoi cani però “parlano” e collaborano quasi a livelli umani. Quanto agli Stati Uniti, interessante osservare il criterio di punteggio per le prove: i soggetti da ferma effettuano prima una prova su selvatico naturale, generalmente colini, per quindici minuti pieni anche se commettono errori, poi effettuano un riporto dall’acqua, a freddo, con un fintello, infine viene effettuato l’esame morfologico solo per i classificati nel lavoro. Con la sommatoria dei punti si stila la graduatoria >. Invece un quadretto sentimentale d’allevamento Epithelium? < La stessa macchia sulla coda nella “catena” dei “big”: Full, AfterFull, Icaro, Briccone. Sono solo aneddoti d’allevamento, è chiaro, la tecnica non c’entra, ma è bello pensarci >. Una ricetta per il futuro della razza? < Tipicità in morfologia e lavoro insieme, e tanta passione. Considerati i tipi di terreno sui quali dobbiamo muoverci in Italia, già oggi non sono pochi i cacciatori che ritornano felicemente allo spinone come ausiliare >. Epithelium, un legame … a pelle! Ricordi, passioni, esperienze, opinoni, tutto raccontato in un libro che oggi arricchisce la conoscenza sulla razza (per eventuali interessati al libro contattare: [email protected]).