L’Associazione Nazionale Libera Caccia Toscana fa il punto sulla questione dei capanni per uso venatorio, “la chiarezza e la cagnara”.
Al di là delle tanto sbandierate “certezze” sulla assoluta legittimità della legge 65 e, soprattutto, di là dei toni sopra le righe, la verità è una sola: se non si fossero ottenuti tre mesi di proroga, il primo marzo avrebbe potuto rappresentare l’inizio della fine per 25.000 capanni! Tutto il resto, come al solito, sono solo chiacchiere e giochetti politici.
D’altra parte, per chiarire definitivamente la questione, evitando il protrarsi di una sterile e dannosa polemica, basterebbe chiedere i pareri degli Uffici Legislativi di Giunta e Consiglio e, intanto, lavorare di buona lena per risolvere il problema alla radice sollecitando una modifica della legge nazionale che definisca gli appostamenti da caccia non più strutture soggette ad autorizzazioni amministrative ma manufatti rientranti nell’edilizia libera.
Detto questo, è però doveroso ribadire un concetto fondamentale:
La Libera Caccia non ha alcuna intenzione di “rubare il mestiere” alle varie organizzazioni anticaccia. Il solo pensarlo non solo è insulsamente offensivo, ma dimostra una profonda ignoranza sul ruolo avuto da questa associazione in oltre mezzo secolo di grandi lotte sindacali.
No, la Libera Caccia ha sempre e solo avuto a cuore i legittimi interessi dei cacciatori, per i quali ha lottato e continuerà a lottare, senza appiattirsi e senza rinnegare i suoi principi statutari. Principi sacrosanti e irrinunciabili sui quali, purtroppo, qualcuno ancora cerca di fare della ridicola ironia, giocando su quell’aggettivo “LIBERA” che non significa anarchia bensì indipendenza intellettuale prima ancora che politica.
Associazione Nazionale Libera Caccia
( 3 marzo 2014 )