L’Associazione Nazionale Libera Caccia Toscana critica l’atteggiamento della Confederazione Cacciatori Toscani, “Il Pesce d’Aprile della CCT”.
Evidentemente colpita ed affondata dagli eventi, la CCT continua il suo profluvio di accuse contro il gruppo che in Regione Toscana si è formato tra Libera Caccia, Enalcaccia e Italcaccia con l’ennesimo comunicato stampa che se non fosse uscito il primo aprile, potrebbe sembrare vero. Si tratta sicuramente di uno scherzo, come ai tempi della scuola quando si tornava a casa con il pesce di carta attaccato con lo scotch sulla schiena, e sulla porta incontravamo il babbo che, vestito da caccia, tornava allora con un mazzo di marzaiole per mangiare un boccone veloce e poi ripartire subito per il padule, che di questi tempi si doveva stare nel cesto tutto il giorno: ogni momento poteva essere quello buono. Ricordi del tempo che fu, ricordi di un’altra atmosfera di quando la caccia sì, che era quella vera.
Pretendere che questo gruppo di contrasto, che rispecchia in parte quanto sta accadendo a livello Nazionale, non avesse dovuto nascere, sinceramente ci sembra un po’ troppo, da parte di chi ha tentato con ogni mezzo, fin dalla prima istituzione delle ATC, di escludere tutti gli altri. Forse sarebbe meglio ricordare al CCT toscano anche questo, che può far riflettere un pochino, si spera. D’altronde non ci vuole poi tanto a capire che, con un po’ di democrazia, potrebbe essere stato tutto diverso.
Il comunicato della CCT, che dal voler essere cattivo diventa comico per via di alcune affermazioni tipo quella di non avere padri, padrini e neppure padroni, fa sbellicare dalle risate e anzi scade proprio nel ridicolo quando si stupisce che taluni componenti dell’Associazionismo Venatorio abbiano sponda in alcune forze politiche. Verrebbe da pensare alla famosa barzelletta del corvo che accusa il merlo di essere nero. Si tratta di cose del tutto normali; basti pensare che illustri predecessori di quello che adesso si chiama CCT, sedevano in Parlamento: il Senatore Evaristo Sgherri (PCI-Federcaccia) oppure il Deputato Giacomo Rosini (DC-Federcaccia) fino al Senatore Carlo Fermariello (PCI-Arcicaccia), tanto per fare alcuni esempi. Chi è la “penna”, nel CCT, che profferisce tali castronerie? O non ha memoria, o non lo sa proprio e questo è grave. Certo potrebbe evitare di queste figure meschine.
Ma siccome si tratta di un pesce d’aprile, con tutta evidenza, abbiamo fatto grasse risate. Ci ha colpito però un aspetto veramente singolare: quello di essere accusati di non aver mai fatto “Una proposta che una”. E allora, per farsi capire un po’ meglio dalla massa dei cacciatori, al di là delle battaglie di retroguardia per evitare orecchi indesiderati nei Comitati di Gestione, ribadiamo alcune idee, per noi imprenscindibili, che abbiamo sempre richiesto, non ora ma in tempi non sospetti:
1.Cercare con ogni mezzo di evitare ulteriori aggravi di spesa ai cacciatori Toscani
2.Creare le condizioni per la massima partecipazione nella scelta dei componenti degli ATC e dei sottoambiti
3.Massima trasparenza delle gestioni faunistiche, sotto tutti gli aspetti
4.Favorire politiche di interscambio trai vari ATC o trai vari sottocomitati
5.Eliminare la dizione “da appostamento”, esclusivamente per la caccia alla migratoria, dalle 20 giornate di mobilità
6.Proporre alla Regione una integrazione al Calendario Venatorio per “sfondare” il muro del febbraio, visto che la possibilità concreta esiste, anche avvalorata dall’Ispra, per alcune specie in base al Key Concept, e che altre Regioni hanno sfruttato in passato e anche attualmente.
Vediamo se almeno su questi pochi punti ci potrà essere un po’ di convergenza. Consigliamo ai Dirigenti Maximi del CCT, una volta tanto a scendere dal piedistallo a parlare con i cacciatori di questi argomenti e sentire da LORO cosa ne pensano. Attenzione però a non uscire con un pesce d’aprile attaccato sulla schiena.
Per la Libera Caccia Toscana
Sisto Dati
Alessandro Fulcheris
( 3 aprile 2015 )
Associazione Nazionale Libera Caccia Toscana