Libera Caccia sul convegno “Uniti nella diversità” che ha visto la presenza di vari rappresentanti, sia del Governo che di altri enti come Federparchi, Ispra, varie Università, e poi la stessa FIDC, con Arcicaccia ed Anuu migratoristi; “Ognuno decida da che parte stare”.
Ho appena letto tutto quanto il resoconto del convegno “Uniti nella diversità”, che caratterizza ben 4 pagine del “Cacciatore Italiano”, organo della Federcaccia. Sulle recenti spinte tese all’Unità dei cacciatori italiani, il convegno ha visto la presenza di vari rappresentanti, sia del Governo che di Enti interessati: Federparchi, Ispra, varie Università, e poi la stessa FIdC, con Arci Caccia ed ANUU Migratoristi. Io non so se è una lacuna dell’articolista, ma non c’è una sola parola sulla migratoria. Zero. Eppure il Convegno è “andato in onda” nemmeno 24 ore dopo che il Ministro Galletti aveva chiuso la caccia a tordo, cesena e beccaccia al 20 gennaio, utilizzando quel famoso “potere sostitutivo” che fino ad adesso, nella travagliata storia venatoria italiana era stato usato solo in occasione di eventi o catastrofi naturali (neve e freddo eccezionale). A fianco della pagina che illustra il convegno, ad onor del vero, si parla per ben 2 RIGHE, di questa questione che ha avuto una rilevanza negativa enorme per la caccia nazionale, anche al solo pensare delle perdite economiche del settore specializzato.
Tutto il convegno verte su una parola sola: controllo degli ungulati, ungulati, ungulati….come migliorare la filiera per consumarli nei ristoranti. Problemi relativi all’orso marsicano dell’Abruzzo con richieste di collaborazione alle associazioni venatorie per l’attività antibracconaggio, gruppi di fantomatici “cani antiveleno” da utilizzare all’esterno dei Parchi. Coldiretti, Dipartimenti di Medicina veterinaria e Produzioni animali, parole come “start up” o “governance” che i cacciatori migratoristi sicuramente masticano ogni giorno, saluti da Ministri (Agricoltura, Giustizia), vari Presidenti delle Commissioni Agricoltura e Ambiente. Ermete Realacci, di Legambiente, che avrebbe suggellato il tanto atteso connubio col mondo animalista, assente “per impegni in aula”. Veramente singolare, direi fuori luogo l’intervento del Ministro Galletti che, lui si presente, plaude al mondo venatorio che “rappresenta una parte indispensabile degli obiettivi che dobbiamo cogliere…ristabilire un equilibrio tra uomo e ambiente”: peccato che ci aveva randellati per benino nemmeno un giorno prima, complimenti vivissimi ad un Ministro ed ai suoi avveduti consiglieri che sono riusciti a trasformare una semplice richiesta di informazioni da parte della Commissione Europea in un tremendo colpo di accetta che ci ha decapitato di altri 10 giorni di caccia. Un bel coraggio: con quale faccia il Ministro Galletti ha partecipato al convegno? E nella sala, avrà trovato qualcuno che gli ha “incantato i bachi” come si dice in Toscana? Non penso proprio.
Ma oltre all’assenza di quello che doveva essere il protagonista indiscusso della giornata, Ermete Realacci, quello che avrebbe dovuto rappresentare il tanto auspicato abbraccio fra il mondo ambientale e quello venatorio, viene come forzata conseguenza la domanda: “e le altre sigle ambientaliste?” Dove sono, di grazia, il WWF, la LAC, la LIPU, LAV, per non stare a dirle tutte bastano queste. Sono state contattate anche loro per lo sposalizio coi cacciatori? Hanno intenzione anche loro di venire ad abbracciarci correndo e riempirci di carezze, oppure non è cambiato nulla? Alcune di queste associazioni che fanno parte del variegatissimo universo animal-ambientalista hanno, a STATUTO, l’abolizione della caccia in Italia. Avranno cambiato lo statuto? Ma come è possibile pensare che solo Legambiente, il cui rappresentante ripeto, al convegno non c’era, abbia il potere di portarsi dietro le altre che ci hanno sempre fatto una guerra all’ultimo sangue? Paragonando la situazione alla seconda guerra mondiale, è come se gli Angloamericani si fossero accontentati dell’armistizio con l’Italia, tralasciando le forze germaniche e giapponesi. Che cosa potrà mai fare Legambiente da sola dunque, nell’opera di pacificazione con i cacciatori?
Si tratta di amare considerazioni da parte nostra: ho qui davanti un ormai vetusto libro, “La caccia negli anni 80” libro scaturito dal convegno che si tenne in Roma all’Hotel Parco dei Principi, il 9, 10 e 11 dicembre 1981. Protagoniste le stesse sigle associativo-venatorie, vecchie foto in bianco e nero di Rosini, Fermariello, Mingozzi, Moro e altri, qualcuno ancora dà calci a questo mondo come Bana, Cardia, Toso. Il convegno dove furono gettate le basi per la legge 157, il convegno in cui il povero Presidente della Libera Caccia, Pagnoncelli, insieme a Massimo Roth dettero inutile battaglia affinchè fosse evitata la catastrofe degli ATC con i conseguenti sbarramenti che hanno diviso i cacciatori italiani in “ambiti subprovinciali” e che li privarono, al tempo, dellla preapertura agostana e di tutto il mese di febbraio.
Il mondo venatorio nazionale non ha più bisogno di inutili e dannosi convegni. Il mondo venatorio non ha bisogno di patti col nemico. Il mondo venatorio deve combattere per la sua esistenza, e, davanti a tutto, il mondo della caccia alla migratoria; inavvertitamente o volutamente dimenticata nei recenti giorni successivi al “potere sostitutivo” da parte di un Ministro (e di un Governo) che ha fatto impallidire perfino Pannella, Pecoraro Scanio e la Brambilla. Il futuro non è nei convegni, il futuro è nella traccia segnata dal Presidente Sparvoli insieme a tutte quante più sigle ci vorranno stare. C’è una parte di cacciatori che sono pronti a tagliarsi ancora qualche dito, a inghiottire nuovi bocconi avvelenati. Si accomodino pure. C’è la nostra parte che si tinge la faccia con i “sacri colori” e dissotterra l’ascia di guerra. Ognuno decida con quale parte stare.
Alessandro Fulcheris
Associazione Nazionale Libera Caccia
( 26 febbraio 2015 )