ANLC, l’Associazione Nazionale Libera Caccia di Siena esprime le proprie critiche sulla questione del contenimento degli ungulati sul territorio provinciale.
Il “politichese” è un linguaggio che non si addice al variegato mondo venatorio, che predilige concetti diretti, semplici e facilmente comprensibili lasciamo agli Onorevoli (?) Parlamentari l’onere di “affrontare qualunque argomento e in qualunque contesto pubblico senza in realtà dire alcunché”, ricercando “convergenze parallele” prima di stilare programmi da condividere con forza e determinazione. Ho seguito con interesse, da cacciatore, aspettando con impazienza un programma per punti e obiettivi da “incarnierare” a favore della gestione sui contenimenti , un programma che puntasse dritto al recupero anche parziale di ciò che i cacciatori e agricoltori si sono visti progressivamente sottrarre e ricollocasse, l’amministrazione Pubblica, nel suo effettivo ruolo di organismo legislativo, senza invasioni di campo, oggi troppo piagnucolose. Mi ritrovo invece nel 2013 a leggere ancora inviti in “politichese”, conditi da velati rimproveri elargiti da amministrazioni troppo “intimorite” da garantire la certezza di diritto.
Sento parlare di “caccia sostenibile” e cittadini che ne capiscano il senso, cittadini-cacciatori che capiscano il valore della ruralità in una biodiversità condivisa con l’agricoltore, che sappiano essere responsabili e attenti ai valori delle tradizioni e delle costumanze locali,concetti condivisibili che mi danno però la sensazione che questi siano il solo e unico spirito guida all’appello alla gestione territoriale. Un messaggio chiaro che suona come un ultimatum a difesa del settore agricolo: cinghiali e altri ungulati sono troppi , gli strumenti odierni non bastano, e servono interventi più incisivi.
A rischio non c’è solo l’attività di migliaia di agricoltori, che portano avanti con orgoglio l’eccellenza dell’agroalimentare italiano, ma addirittura l’equilibrio ambientale di tutto il territorio per i problemi di natura idrogeologica e forestale causati dal sovrannumero degli animali. E’ l’esempio emblematico delle contraddizioni inaccettabili che si registrano, c’é la necessita di recuperare realismo e buon senso. Gli accadimenti dei giorni passati, da Grosseto a Siena, fortemente imbevuti del fondamentalismo animalista, rischiano di provocare la paralisi della gestione faunistica in Toscana. Il rischio e di avere conseguenze molto pesanti che avrebbero un impatto sociale di vaste proporzioni e che neanche gli interventi di ordine pubblico riuscirebbero a risolvere. “A meno che i vari gruppi animal-ambientalisti non vogliano loro farsi carico delle operazioni gestionali, a partire dal controllo degli ungulati e del risarcimento dei danni alle coltivazioni.
Speriamo di non dover più assistere a vicende come questa, talmente strumentalizzata che la stessa Legambiente senese, pur nella ricerca, di una mediazione fra le diverse posizioni, aveva con forza preso le distanze da chi cerca di far disattendere o boicottare la normativa vigente con l’unico scopo di ottenere l’abolizione della caccia e la paralisi del territorio.
Pres. Prov.le
BIONDI MAURO
( 30 luglio 2013 )