Sfogo giustificato
«Volete degli orsi? State sereni, dopo aver abbattuto i 3 problematici, ne abbiamo altri 70 da spostare: per chi vuole, siamo a disposizione, venite a prenderli». Questo è lo sfogo del presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, che è sbottato in conferenza stampa contro le associazioni animaliste e gli esperti “da salotto”. La morte del runner ventottenne è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il Trentino che, un po’ per motivi turistici e un bel po’ per le solite pressioni degli animalisti da salotto, cominciò nel ’99 a immettere una coppia di orsi sloveni grazie al progetto “Life Ursus”, ora si trova in un mare di guai. Guai faunistici, ambientali e soprattutto di ordine e sicurezza pubblica, derivanti da una popolazione di oltre 100 plantigradi che sono il doppio di quel numero “ottimale” stimato inizialmente dal “vecchio” INFS in circa 50 esemplari.
Parallelismi col lupo
Ma non finisce qui, perché tutti gli esperti sono concordi nel dire che in dieci anni ci saranno più di 300 orsi in un territorio meraviglioso ma anche fortemente antropizzato, specie dal punto di vista turistico, estivo e invernale, come quello trentino. Si è ripetuto, anche se per motivi diversi, lo stesso fenomeno che ha caratterizzato la popolazione del lupo che ormai, secondo alcuni ricercatori, si aggira intorno ai 5000 esemplari, un numero assolutamente insostenibile per un Paese come il nostro. Si pensi che in Svezia, che ha una superficie quasi doppia dell’Italia, sono stati censiti circa 460 esemplari che il governo e gli scienziati hanno ritenuto eccessivi decidendo di abbatterne almeno 75 per mantenere un livello tollerabile. Nel caso del lupo non c’è ancora scappato il morto ma se non verranno presi seri provvedimenti, questa sarà un’eventualità non così remota, mentre a piangere sono gli allevatori e anche i proprietari di animali di affezione che sono sempre più nel mirino dei grandi predatori.
Gli slogan animalisti
Nonostante tutto ciò, a dettare legge sono ancora le frange più oltranziste dell’animalismo duro e puro che ignora del tutto la parola “gestione” che prevede sì catture e spostamenti vari ma – come nel caso degli orsi problematici – anche degli abbattimenti. La lezione che ci arriva dall’Europa è semplice: “Il medico pietoso fa la piaga puzzolente” e quindi alcune specie selvatiche vanno, appunto, gestite, mantenendole entro limiti tollerabili non solo per la sicurezza pubblica ma proprio per il benessere degli stessi selvatici. Ma ai nostri valorosi animalisti da salotto gli esempi che provengono un po’ da ogni parte, e le lezioni severe di gestione faunistico-ambientale che ci vengono impartite, non piacciono proprio e continuano a gridare istericamente “Giù le mani dall’orso” oppure “Nessuno tocchi i lupi”. Qui non si tratta di aprire la caccia all’uno o agli altri: nessun cacciatore italiano lo chiede. Si tratta solo di essere doverosamente e rigorosamente pragmatici, senza che l’ideologia abbia la meglio, e bene ha fatto il presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti a parlare con una chiarezza encomiabile e rara per gli amministratori e i politici di casa nostra (Paolo Sparvoli, presidente dell’Associazione Nazionale Libera Caccia).