Ecco fatto, dopo il misterioso salto compiuto dall’est Europa o da Belgio e Germania fino ai territori a cavallo fra Piemonte e Liguria, la P.S.A. (Peste Suina Africana), ha compiuto un altro balzo inspiegabile ed è penetrata fin dentro le mura antiche di Roma. Se l’arrivo in Italia ha rappresentato un mistero inspiegabile, ora la comparsa a Roma di questo virus è ancora più avvolto nel mistero e sarà compito delle autorità, non solo quelle sanitarie, sgombrare il campo da ogni dubbio ed eventualmente colpire con la massima severità i colpevoli. La peste suina, che lo ricordiamo non è assolutamente pericolosa per gli esseri umani, è una malattia virale altamente contagiosa e letale per i suini, siano essi di allevamento che selvatici come i cinghiali.
Tanto contagiosa e tanto letale da costringere le autorità a decretare l’abbattimento di tutti i suini al fine di arginare la sua diffusione. Come al solito, c’è chi specula immediatamente su questa gravissima emergenza e invece di chiedere, come hanno fatto in tutti gli altri paesi, l’intervento dei cacciatori – del tutto volontario oltre che estremamente valido dal punto di vista tecnico – per monitorare l’ambiente e reperire le eventuali carcasse contaminate, non trova niente di meglio da fare che incolpare l’attività venatoria per la diffusione del virus. Ecco, è questo approccio come al solito ideologico che ci preoccupa e che ci fa dubitare in un intervento coraggioso e pragmatico contro questa gravissima emergenza che rischierebbe di causare conseguenze devastanti per l’economia.
Ci aspettiamo quindi che, almeno stavolta, non prevalgano gli isterismi ideologici e che, una volta chiarito il mistero di questa comparsa improvvisa a Roma, le autorità sappiano intervenire con rigore e nel rispetto della scienza. Al tempo stesso, in attesa che venga fatta piena luce su questo strano episodio, sarebbe opportuno evitare ogni forma di allarmismo e di vero e proprio terrorismo mediatico che finirebbe per aggravare ancora di più una eventuale, e non ancora provata, infezione.
La situazione della Capitale, infatti, è di per sé particolarmente preoccupante perché i parchi e le aree protette che la circondano sono non solo dei tranquilli dormitori e sale parto per i cinghiali che poi scorrazzano fin sotto le mura vaticane e nei parcheggi dei supermercati, ma sono ormai terreno incontrastato di volpi e corvidi che, come sappiamo, dopo aver distrutto la biodiversità, sono fra le principali cause di diffusione del virus. I cacciatori, TUTTI I CACCIATORI – sia quelli in braccata che quelli che praticano altre forme di controllo e prelievo selettivo – sono e saranno sempre in prima linea, rappresentando il primo baluardo di controllo QUOTIDIANO dell’ambiente naturale nazionale. Non utilizzare questa “forza” così preparata sarebbe un vero e proprio crimine ambientale e sociale (fonte: ANLC).