Il convegno del 1° febbraio
Per quei cacciatori che non lo sapessero (e purtroppo non sono pochi), parlo dell’assenza delle associazioni venatorie riconosciute: Federcaccia, Enalcaccia, Italcaccia ed EPS, all’importantissimo convegno svoltosi il 1° febbraio al Parlamento Europeo di Bruxelles. Non certo una riunione tanto per passare una giornata, ma un convegno internazionale organizzato dalle Commissioni per l’Ambiente, Oceani, Pesca e Agricoltura, dal titolo “The positive role of the huhters in protecting EU’s biodiversity” (Il positivo ruolo dei cacciatori nella protezione della biodiversità europea). Ebbene, nonostante l’argomento davvero “rivoluzionario”, l’autorevolezza degli organizzatori e la significativa presenza dell’onorevole Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, la stragrande maggioranza delle associazioni venatorie riconosciute, tranne la Libera Caccia, si sono girate dall’altra parte, come se la cosa non le interessasse minimamente.
Motivi non comprensibili
Siccome non vedo altri motivi (logistici, economici o scientifici) per giustificare questa clamorosa e vistosa assenza, e siccome sono un dirigente venatorio che viene dalla base della caccia e, come la mia Associazione, non sono né “targato” né sponsorizzato da questo o quello schieramento politico, l’unico motivo che mi sembra plausibile è, purtroppo, quello politico. E non può non tornarmi in mente quanto avvenne nel lontano 16 e 17 maggio 2003 quando, su iniziativa del Governo e organizzata dall’allora Ministro delle Politiche Agricole e Forestali On. Alemanno venne organizzata a Venezia la “Prima Conferenza Internazionale sulla Gestione delle Risorse Faunistiche”.
Una colpa grave
Anche in quel caso avvenne qualcosa del genere e, con l’inspiegabile appoggio organizzativo di una associazione venatoria che non nomino ma che tutti conoscono bene, venne addirittura organizzato un controconvegno di disturbo che ebbe un effetto lacerante per il mondo venatorio italiano. Come si vede, la storia si ripete, con nuovi e vecchi interpreti di dirigenti venatori che sottomettono gli interessi generali dei cacciatori a quelli del loro schieramento politico di riferimento. Dimenticando che quando si parla di difendere la caccia e i cacciatori non dovrebbero esistere né la destra né la sinistra. Una colpa grave che i cacciatori italiani farebbero bene a ricordare (fonte: ANLC).