La stima di esemplari è fuori controllo ed i danni provocati alle colture ed agli argini in questo periodo sono ingenti. E l’associazione Libera Agricoltori Cremonesi rilancia: “Noi associazioni non sempre siamo in grado di dare risposte concrete a tale grande criticità, ovvero la massiccia presenza di nutrie nel nostro territorio” – apre il presidente Riccardo Crotti -. “La situazione sta degenerando, c’è l’impatto sulle colture ma anche su altre specie animali e sulla vegetazione naturale, oltre che rischi idrici ed aspetti sanitari. Si pone pure il tema della redditività delle imprese perché solo una minima parte del danno viene rimborsata”.
Le istanze del territorio cremonese ed in generale lombardo sono state presentate da Crotti al sottosegretario del Mipaaf Gian Marco Centinaio ed all’assessore regionale all’ambiente Raffaele Cattaneo nelle loro visite qualche settimana fa. “Bisogna lavorare insieme: istituzioni, organizzazioni agricole, associazione venatorie ed aggiungo anche il mondo della ricerca” precisa Crotti. “Mettiamo subito a punto un tavolo di lavoro finalizzato ad attuare i piani operativi di contenimento di questo animale. Sarà fondamentale coinvolgere nel programma il mondo universitario, la scienza può darci delle utili indicazioni rispetto all’iter da seguire, un modus operandi che potrebbe dare degli ottimi riscontri, ad esempio, è rappresentato dalla sterilizzazione”.
Le istituzioni sono chiamate a suddividere i compiti in maniera puntuale, in modo che non vi siano delle sovrapposizioni. Dev’essere chiaro chi fa che cosa. In questo senso l’unico obiettivo è rappresentato dal contenimento di questi animali, per il bene del mondo dell’agricoltura e della società civile. Relativamente alla stesura del programma, in realtà, una base sulla quale impostare il lavoro esiste già: si tratta del Piano di gestione nazionale della nutria. “Nel documento, predisposto dal ministero dell’Ambiente e dall’Ispra sono sintetizzati i metodi di intervento finalizzati al contenimento delle nutrie stesse. Bisogna renderlo applicativo e lavorare di squadra perché gli agricoltori non siano lasciati soli a risolvere un problema che è di tutta la collettività”.