La contenutezza tutta subalpina che alberga nella Paganini probabilmente trattiene la proprietà dal dire quanto i suggerimenti in arrivo da Torino abbiano influenzato, meglio ancora indirizzato, certe scelte dell’autorevole Casa di ottiche statunitense. Sta di fatto che negli ultimi anni e in certe serie delle novità via via proposte si noti sempre più un occhio attento alle esigenze dei cacciatori, soprattutto di montagna e di quelli dediti in particolare agli ungulati crepuscolari. La resa dei cannocchiali Leupold è affidata a lenti di gran livello e, in particolare, a meccaniche decisamente affidabili dove ai click, o agli scatti corrispondono precisi spostamenti del punto battuto dal proiettile. Un tempo si trovava un poco a ridire sulla non eccelsa luminosità e sull’accomodamento dell’occhio da eseguire con puntigliosa attenzione per una pupilla di egresso non così favorevole.
Se n’è percorsa di strada e se c’è una cosa che non sfugge alle aziende produttrici degli States è proprio l’aspettativa della clientela: la dilatazione delle vendite di qua dell’Atlantico ha evidenziato come certi particolari dovessero avere la giusta risposta, anche se ogni soluzione ha le sue prerogative e i suoi cultori, con vantaggi e svantaggi. Basta non coltivare idee assolutiste e fornire alla clientela quel che si aspetta, naturalmente nell’ambito tecnico peculiare dell’azienda. Questo panegirico per sottolineare come alcune linee della Leupold abbiano oramai un’impronta decisamente europea, anzi diremmo proprio italiana e come, passata l’onda dell’innovazione di pochi anni addietro legata alla scoperta delle lenti HD e del fattore di luminosità, si considerino come preminenti non questo o quell’elemento, ma una somma di fattori che in definitiva concorrono a rendere fruibile, brutto termine, ma sotto a cui è compresa ogni sfaccettatura della resa di un cannocchiale e la facilità con cui la si ottiene.
Andiamo nello specifico
In seno all’azienda la serie VX5 appartiene alla temibile e intrigante fascia intermedia: temibile dal punto di vista aziendale perché da questa classificazione il cliente si attende una quotazione assai abbordabile senza concedere quasi nulla al rendimento tecnico dell’ottica che ha da essere… Leupold e nulla di meno. Ecco sono concesse alcune limitazioni, che poi a ben vedere tali non si rivelano, come ad esempio il fattore degli ingrandimenti qui fissato a 5x: certo a qualcuno potrà far gioco il fattore 8x ad esempio, ma francamente in tanti anni non ne abbiamo mai sentita la mancanza. Anzi già quello proposto in tale esemplare risulta ampiamente sufficiente per cacciare dalla marmotta al camoscio, dal cinghiale alla corsa al cervo al crepuscolo con tutta la gamma di situazioni ambientali e quindi di luce che si possono proporre. La scelta poi rivela una contenutezza di peso che solo dopo qualche ora di cammino si apprezza in tutta la sua validità e pure otticamente marca qualche punto a suo favore rispetto alle esasperazioni citate. Insomma, la misura delle cose è pur sempre quanto di meglio si possa scegliere per spaziare in tante direzioni e godere di tutte le opportunità.
Com’è fatto
Lasciamo alle immagini di documentare l’estetica caratterizzata dall’anello dorato sulla campana dell’obiettivo e notiamo il corpo monopezzo in lega di alluminio aeronautico da cui si ricavano le basi per le tre torrette. Soffermiamoci sull’ampiezza dei valori di taratura, valida in entrambe le regolazioni, data in primo luogo dal tubo da 30 mm cui si accede con le regolazioni da ¼ di MOA: l’elevazione usufruisce della torretta balistica Custom Dial System ZL2, versione aggiornata della precedente adottando ora il sistema detto Zero Lock . Minuscole brugole (munirsi di una chiavetta apposita) consentono di posizionare al proprio punto zero l’indicazione quindi, bloccato il tutto, si agirà in elevazione premendo il tastino a molla che sblocca la rotazione; ruotando indietro il tamburo si tornerà al punto inziale dove il tastino elastico scatterà bloccando nuovamente il tutto. Si ha così la garanzia di tornare allo zero e di ripartire di lì solo quando si ripremerà lo svincolo. Un breve calcolo mnemonico sulla linea di tiro da parte di Carlo, che conosce a fondo la traiettoria della sua ricarica, ha permesso un rapido aggiornamento tra i 100 e i 200 metri. La Casa e la Paganini offrono gratuitamente una torretta personalizzata con i dati della propria cartuccia in sostituzione della torretta standard: un lusso sfrenato per chi si mantiene fedele a una sola cartuccia.
Molte le sigle che sbocciano come i fiori a primavera per imprimere nella memoria della clientela le varie specifiche cui la funzionalità dell’ottica deve il suo essere: francamente preferiamo scrivere che la superfice delle lenti subisce un trattamento specifico antitutto, graffi, sporcizia e umidità, l’appannamento è annullato dall’immissione di argon e krypton nel tubo mentre l’essenza ottica, ovvero la trasmissione di luce che ne rappresenta il mestiere precipuo, gode dei rivestimenti stratificati per cui transitano i raggi utili e ben direzionati mentre si intercettano rendendoli inoffensivi quelli di riflesso che andrebbero a inficiare la nitidezza delle immagini. Il concetto viene qui esplicitato in maniera un po’ rustica, ma è quanto siamo riusciti a memorizzare quando, anni addietro, le prime apparizioni delle lenti HD ci avevano spinti a interpellare Beppe, un caro amico del nostro poligono ed elemento tecnico di punta dell’ Osservatorio Astronomico di Pino Torinese.
Dopo la bagarre sui valori di luminosità ingaggiate anni addietro dalle maggiori Case, in particolare europee, si è verificato come, assodata la quantità di luce di un obiettivo da 56 mm, in definitiva sia la capacità estrattiva delle lenti a far la differenza in quelle situazioni dove i selvatici sono maestri: porsi in uno sfondo mimetico con il loro mantello, e Leupold possiede certamente tale qualità. Viste le due torrette di regolazione del reticolo che, dimenticavamo di sottolineare, è del tipo fine adatto a buone rosate in poligono come a ogni situazione venatoria, passiamo alla terza, quella posta a sinistra del tubo, dotata di due funzioni: una oggi pare determinante e riguarda l’illuminazione del reticolo, l’altra è davvero importante e combina la messa a fuoco del bersaglio e la regolazione della parallasse, certamente funzionale specie quando si usino i 15x e si spari a lunga distanza. L’illuminazione la lasciamo a chi ha l’occhio buono: il nostro si irrita con quella luce puntiforme rendendo un’immagine sfrangiata e fastidiosa.
Contrariamente alle ottiche Leupold protette a vita dalla garanzia per difetti o malfunzionamenti, il nostro apparato se non proprio scaduto è senz’altro un po’ scadente: d’altro canto nessuno ci ha assicurato una funzionalità perfetta nel corso del tempo. Terminando l’osservazione nella porzione posteriore spiccano ancora la ghiera gommata con il rilievo di presa per l’impostazione degli ingrandimenti e l’anello antiurto (il sopracciglio è salvo) con cui si regolano le diottrie dell’oculare in base alla propria vista. Ciò detto possiamo dire che con questo cannocchiale ci troviamo magnificamente grazie anche a piccoli, ma determinanti elementi come l’ampia pupilla di egresso e l’estesa distanza focale che a caccia, con posture non sempre perfette, si rivelano sovente esiziali consentendo o no il tiro. Per terminare evidenziamo come l’uso di quest’ottica ci abbia visti impegnati in due giornate totalmente dissimili fra loro, sole pieno e cielo limpido contro copertura totale (8/8) cielo plumbeo e scrosci di pioggia: in ogni frangente l’acquisizione del bersaglio, del reticolo e la punteria non hanno sollevato problemi di sorta e l’occhio non si è stancato pur sparando molte serie di colpi.