La teoria del dove sta il più sta il meno ci appare in costante allontanamento dalla realtà attuale e se un tempo poteva interpretare con buona approssimazione una certa mentalità, oggi ci si accorge che così non è. Sovente quel che accade negli Stati Uniti d’America si riverbera rapidamente da noi e proprio una tale discrasia fra il proverbio e l’azione viene a galla. L’americano medio, quello eletto a prototipo dai settori vendite del commercio e dell’industria, è assai distante dal concetto di spendaccione: è anzi un oculato dispensatore delle proprie sostanze da cui si separa dopo un’attenta e pignola valutazione delle sue reali necessità e, congiuntamente, al rapporto costo e beneficio di ogni prodotto. Questo è quanto ci è balzato alla mente nell’osservare il cannocchiale da puntamento della Leupold, il modello VX 3 HD 4,5-14×50, affidatoci dalla Paganini di Torino, sempre gentile nel garantirci l’informazione sulle novità, non soltanto sotto forma di segnalazioni, ma nel fornire l’attrezzo per una prova tecnica. La recente ottica è venuta, come si suol dire, a fagiolo e vediamo perché.
Classici valori, ma con il tubo da 1 pollice
Passati i tempi delle ottiche divise, grosso modo, dalla misura del tubo centrale con i 26 mm per gli europei e 1 pollice per gli statunitensi, oggi la standardizzazione dei 30 mm accomuna entrambe le provenienze, senza contare i 34 o 35 mm e ancora oltre adottati da alcuni costruttori per i propri modelli di punta. Oggi proprio fra alcune firme dell’empireo ottico del Vecchio Continente la vecchia misura è stata abbandonata mentre almeno una trentina di anni addietro ad esempio, una Casa di vertice l’aveva correntemente a catalogo così da vederla montata sulla Sauer 90 che nostro figlio ha in uso da oltre un venticinquennio.
Sta di fatto che questo esemplare di fucile, dopo una brutta caduta, è sempre stato un poco sofisticato nel gradimento della munizione, ma con una prestante ricarica di N/204 e Nosler Ballistic Tip da 120 gr forniva rosate eccezionali con apprezzabile costanza. Poi quasi di botto s’è messo a far le bizze e abbiamo cercato di intervenire con quanto avevamo a disposizione, sempre senza i risultati voluti. A un certo punto, per escludere ogni possibilità, abbiamo guardato con sospetto il cannocchiale e il possesso temporaneo del Leupold, proprio con il tubo da un pollice, è stato assai favorevole.
Abbiamo montato il nuovo VX 3 HD approfittando della coincidenza e diciamo subito che qualcos’altro di tecnico e non certo le ottiche, sono da mettere in esame per le rosate non troppo felici: in compenso le prove al poligono di Carrù (CN), ospiti dell’amico Giorgio Rosso (Tel. 347 969 2677) hanno permesso di sottolineare le prestazioni di questo modello che rientra in una fascia che definiremmo di ampio consumo per le sue caratteristiche e per la quotazione.
Partiamo proprio da quanto sotteso dal tubo di ampiezza contenuta: oggi la diffusione sempre più estesa dei kipplauf richiederebbe ottiche dove la massa e i valori di ingrandimento e di obiettivo siano abilmente coniugati. Abbiamo usato il condizionale perché sovente si notano scelte un po’ in discrasia rispetto a una corretta sequenza logica, con ottiche pesanti e imponenti su fucili in cui il costruttore ha messo del suo per rimanere in quelle forme e in quei pesi caratteristici e peculiari di tale tipologia d’arma. Ecco allora che il tubo più stretto, la compattezza e la massa ridotta fanno gioco su tanti fucili, ma in special modo su quelli da montagna, siano i caratteristici basculanti monocanna o i più comuni a otturatore.
Così dopo aver montato l’ottica sulla Sauer 90, ci siamo soffermati a una prima valutazione estetica: continuiamo a considerare questa eccellenza della Casa tedesca una fra le più belle espressioni del settore e il cannocchiale, di misurate proporzioni, la segue in perfetta sintonia: un primo passo del tutto favorevole perché anche l’occhio, e non soltanto quello che prenderà la mira, vuole la sua parte. Ci disponiamo alle prove sul bancone di tiro del poligono di Carrù apprezzando l’immediatezza delle regolazioni: svitando la ghiera di blocco dell’oculare si mette a fuoco il reticolo, del tipo Duplex, forse il più comune negli USA, e pure scelto sovente anche qui da noi con le quattro barrette ispessite lasciando fine la zona centrale, che risulta più ampia della norma per dare maggiore visibilità sul campo d’azione.
La copertura del bersaglio è adeguata soprattutto al tiro di caccia, rivelandosi pure valida per le sessioni in poligono. La distanza interpupillare e la pupilla di uscita consentono una rapida presa in mira del bersaglio senza faticare con l’accomodamento dell’occhio e la postura della testa. La luminosità con le lenti HD (ad alta definizione) abbinate al trattamento antiriflesso Index Matched risulta ampiamente favorevole per un’elevata risoluzione, quindi un’immagine nitida e dettagliata; in seguito si apprezza il contrasto, cioè la peculiarità di queste ottiche di staccare il soggetto da uno sfondo mimetico, quelli che d’istinto i selvatici scelgono per meglio sfuggire alla vista del cacciatore; inoltre viene curata puntigliosamente la minimizzazione del riverbero, la luce che si disperde entro l’ottica e va a inficiare dettaglio, contrasto e qualità cromatica dell’immagine. Anche in una seduta al poligono, quando il sole arriva di traverso o addirittura direttamente sul foglio di carta si possono apprezzare i vantaggi sopra citati potendo controllare esattamente la posizione della croce sul punto mirato e curando al meglio lo sparo.
Le regolazioni alle torrette beneficiano degli scatti ben percepibili alle dita e distintamente udibili uniti alla rispondenza regolare e precisa degli impatti: una delle caratteristiche per cui la Leupold è giustamente famosa. La torretta superiore contiene un tasto a molla per intervenire sulla rotazione: raggiunta la taratura desiderata si interviene con la piccola brugola in dotazione per portare a zero il riferimento, disponendo così della scala graduata per l’alzo e del ritorno al punto di partenza raggiunto il quale il tastino si blocca nuovamente. Normale la regolazione della deriva con il tamburo protetto da un cappellotto a vite: anche qui sono presenti linee di fede per la messa a punto e il valore di ogni scatto sottende ¼ di MOA.
Per terminare l’esposizione diamo un paio di cifre: 453,6 grammi (in pratica una libbra) la massa dello strumento decisamente leggero, 1.024 € (IVA inclusa) la moneta proposta per entrare in possesso di quest’ottica che, ripetiamo, rimane oramai una delle poche dotata del tubo da un pollice che, in certi casi, fa proprio comodo. Non è propriamente un’entità bassissima, ma che troviamo adeguata per tutta una serie di fattori tecnici sottesi da quella L incastonata nella croce di un reticolo, compresa la garanzia a vita per il malfunzionamento di una qualsiasi componente del cannocchiale offerta dal produttore a cui aggiungere il servizio squisito e puntuale della Paganini di Torino.