Al Comitato di gestione del Comprensorio Prealpi bergamasche è giunta una nota di biasimo a firma dell’Utr Bergamo per il superamento del piano di prelievo del cinghiale autorizzato nella caccia collettiva in braccata. Nel documento viene descritta la situazione chiara a chi si è mosso in questi mesi nella pratica venatoria all’animale che tanti danni sta facendo in terra bergamasca e lombarda in generale: nell’unico comprensorio alpino di caccia in cui è aperta la forma della braccata in provincia di Bergamo si è superato il piano di prelievo di 95 cinghiali, per un totale di 895 animali abbattuti sugli 800 autorizzati.
“Si informa- cita la nota dell’Utr Bergamo-, che i capi prelevati indebitamente, ossia oltre il piano di prelievo autorizzato, verranno considerati nella definizione del piano di prelievo in caccia collettiva della stagione venatoria 2020-2021 e si declina ogni autorizzzazione alla caccia collettiva nel corrente mese di gennaio”. A causa di un novembre difficile dal punto di vista metereologico, le 12 squadre del Ca non erano riuscite a completare il piano, rimediando poi nelle ultime giornate di caccia di dicembre, motivo per cui le giornate aggiuntive richieste da Federcaccia ed Enalcaccia non sarebbero più state necessarie. ”Sembra che la politica e chi deve pensare alla gestione della caccia lavorino su due piani diversi -spiega Giovanni Morlotti, Vicepresidente di Federcaccia Bergamo e Responsabile Commissione Cinghiale del Ca Prealpi Bergamasche-.
E’ una presa di posizione inconcepibile, significa che non si vuole affrontare il problema: abbiamo superato il numero e siamo in penalità, chiederemo un incontro anche con il mondo agricolo per una presa di posizione che non c’è stata. E’ una presa in giro, non è il modo giusto di affrontare un’emergenza che è sotto gli occhi di tutti: adesso ci chiediamo cosa sarà fatto da chi di dovere per tutelare il territorio da questo problema. C’è anche il caos controllo: abbiamo più di 200 cacciatori pronti ad aiutare la polizia provinciale come da legge regionale, è solo da mettere in pratica quella, ma nessuno prende in mano la situazione dal punto di vista operativo.
C’è bisogno di un coordinamento e di capire perchè in alcune province si fa il controllo e in altre no. Sentiremo le associazioni agricole, vogliamo capire come la pensano. Come Federcaccia se dovessimo venire coinvolti daremo la nostra massima disponibilità. C’è un problema di censimento: non si può trattare un cinghiale come un cervo, è molto più difficle calcolarne la densità, l’ area di espansione si sta evolvendo. Noi siamo disponibli come Federcaccia, ci auguriamo che la politica faccia rispettare le regole. Avremmo accettato un biasimo se non avessimo completato il piano di prelievo non sicuramente per non averlo superato”.