“Allora, Gianni, com’è andata l’apertura?”. “Bene! Ne abbiamo scovate due. Veramente due belle azioni! Purtroppo una l’ho dovuta sacrificare!” – il tono di voce di Gianni si abbassa di un’ottava – “era anche una femmina adulta”, e mi arriva il suo rammarico attraverso il cellulare. Per chi non conoscesse Gianni, le sue parole suonerebbero ben strane! Gianni è un amico che vive in quell’angolo di paradiso che si trova al confine tra il Lazio e l’Abruzzo. Ci siamo conosciuti in un contesto extra-venatorio, ma, grazie alla passione per i cani e la caccia, si è subito stabilito un rapporto di reciproca simpatia e stima. Definire Gianni un lepraiolo sarebbe riduttivo: la sua grande passione per la caccia alla lepre è sostenuta dall’entusiasmo e la dedizione che nutre nei confronti dei suoi segugi.
Dopo aver ascoltato con trasporto i dettagli dell’apertura, accetto di buon grado l’invito di Gianni per l’uscita successiva. La giornata non promette nulla di buono: il cielo minaccia acqua e sembra molto credibile.
Siamo in provincia di Rieti, ai confini con l’Abruzzo. Decidiamo di battere una zona che si trova a 1500 metri slm. Oggi Gianni metterà in campo la sua bella muta di segugi italiani, quattro adulti e due cuccioloni di sette mesi circa.
Sciolti i cani intercettano subito la passata notturna. “Stamane i cani sentono bene” mi dice Gianni “vedrai che non impiegheranno molto a scovarla!”. Dopo il reperimento dell’usta in una stretta radura, Kelly, la vecchia del gruppo, è la prima a interpretare l’intricata traccia odorosa, presto seguita dagli altri componenti della muta. All’accostamento fa presto eco il fragoroso abbaio dello scovo, che fa da sottofondo al sorriso orgoglioso del conduttore. “Rimaniamo qui” mi suggerisce Gianni “ora la lepre potrebbe dirottare in alto verso Giancarlo oppure… se i cani fanno una bella seguita, vedrai che torna proprio qui!”.
Ci fermiamo ad ascoltare la giostra di segugi vocianti che inseguono la loro preda. “Eccoli che arrivano!!”. Per ben due volte la lepre passa davanti a noi, inseguita dai cani, ma non abbandona mai il tragitto che costeggia il bordo della faggeta, perciò non si palesa mai davanti ai nostri occhi. Dopo un paio di passaggi, la lepre prende una direzione che porta i cani ben lontani. “Iiuugghh” Gianni emette un verso tutto particolare, che la sua muta conosce bene. Dopo meno di un minuto i sei segugi tornano ai suoi piedi, avidi di carezze. Resto impressionato dall’ottimo collegamento degli ausiliari con il loro conduttore, e mi complimento con lui.
Spostiamo la muta più in alto, alla ricerca di un’altra pastura. I cani reperiscono presto la traccia. Gianni trova le fatte di più di una lepre, oltre a quelle di capriolo. “Caprioli e cinghiali devono essere un bel problema per i segugi” osservo. “Problema?! Volesse il cielo che ce ne fossero di più!” risponde Gianni, lasciandomi non poco perplesso. Poi spiega “È grazie a loro che qualche lepre si salva! E solo i cani corretti non si lasciano distrarre e si concentrano sulla lepre. Se non ci fossero gli ungulati, la lepre sarebbe veramente a rischio!”.
Mentre facciamo queste considerazioni i cani abbandonano velocemente la pastura per iniziare l’accostamento. L’apparizione della lepre ai nostri occhi anticipa di pochi istanti lo scagno dei cani. Gianni tentenna nell’imbracciare il fucile, intercetta il mio sguardo incitante e si decide a esplodere due colpi ravvicinati. L’esito del tiro era insito nella poca convinzione con cui era stato preparato. Anche Giancarlo che si trova più in alto tenta il tiro ma invano.
Poco dopo, una terza lepre scovata dai segugi ci fa sperare un’ultima volta, ma, nonostante una lunga seguita, l’orecchiona non si palesa davanti alle canne dei fucili.
La giornata si conclude con un lauto pranzetto, durante il quale come spesso accade rievochiamo gli accadimenti della mattinata di caccia. “Il carniere è vuoto” – conclude Gianni, col bicchiere alto – “ma sono assolutamente soddisfatto delle belle azioni che ci hanno regalato i miei segugi”. Sembra quasi contento di non aver incarnierato la lepre… anzi, lo è!