PIEMONTE – A dare attuazione alla legge regionale sulla caccia. In particolare, attueremo quanto previsto, d’intesa con le altre Associazioni degli Enti locali, dall’articolo 11, cioè alle designazioni nei Comitati di gestione di Atc e Ca. L’impugnativa della legge non ci risulta riguardare parti fondamentali della legge. Sui punti cardine, quali le specie non cacciabili, la riorganizzazione di Atc e Ca e le relative incompatibilità, le domeniche di settembre chiuse all’attività venatoria, la possibilità di cacciare le specie dannose sui propri terreni, non ci sono state mosse osservazioni”. Così il Presidente Uncem Piemonte Lido Riba sulla recente legge 5 del 2018 sulla caccia.
“Uncem da sempre sta dalla parte degli allevatori, delle imprese agricole, di chi svolge un ruolo attivo nelle aree montane – aggiunge Riba – Per questo, sia sulla questione lupo sia sul proliferare di ungulati, crediamo sia necessario riaprire un’attenta riflessione con la Regione Piemonte e le altre Regioni dell’arco alpino. Un’azione slegata da vincoli pseudo-ambientalisti costruiti senza conoscere la fatica e l’impegno di chi tiene in vita il territorio montano. Sugli ungulati, se i censimenti confermano che sono troppi, bisogna permettere prelievi aggiuntivi. I danni per allevatori e agricoltori sono aumentati negli anni e le imprese vanno tutelate. Sul lupo, la riflessione è da fare a livello di arco alpino. Dare la caccia al lupo è pressoché impossibile. Ma dobbiamo agire affinché non si smobiliti il presidio del territorio garantito da imprese e margari.
Il lupo si muove in territori sempre meno antropizzati, aree invase da bosco non gestito. Il Piano lupo a livello nazionale deve partire dalla esigenza di tutelare, non solo la biodiversità alpina, ma soprattutto l’uomo e le sue imprese che garantiscono sviluppo sociale ed economico nelle aree montane. La presenza del lupo non può minare la presenza dei montanari con le greggi di pecore e le mandrie di vacche da portare in alpeggio, al pascolo. Per gli esemplari sbranati, gli indennizzi sono sempre più bassi e i cani, oltre alle reti, non sono la soluzione. Il Piano lupo, che Governo e Parlamento dovranno analizzare a breve dopo anni di sospensione, riparta dunque dalle esigenze dei montanari e degli allevatori. Uncem è pronta a fare la sua parte”.
VCO 24