Legambiente Umbria chiama in causa la Regione sulla questione del recupero dei cinghiali feriti durante le battute di caccia. L’associazione ha presentato un ricorso contro il regolamento regionale relativo alla “Gestione del prelievo venatorio degli ungulati tramite caccia di selezione”, limitatamente alla parte sul “Recupero dei capi feriti”.
Tale regolamento prevede che “fermo restando che il recupero dei capi feriti in azione di caccia deve essere tentato obbligatoriamente nell’immediatezza del punto di ferimento dai cacciatori stessi” e che “il cane utilizzato deve essersi qualificato in prove di lavoro su traccia di sangue riconosciute dall’Ente Nazionale Cinofilia Italiana. Il conduttore durante le operazioni di recupero può: a) utilizzare armi, comunque rigate, con o senza ottica di puntamento; b) in caso di necessità, effettuare il recupero con l’utilizzo dell’arma, anche al di fuori del distretto di gestione o all’interno di aree protette o a gestione privata o poste in divieto di caccia”.
Legambiente Umbria contesta questa parte ritenendo che così i cacciatori avrebbero troppa libertà di muoversi e di cacciare, chiedendo la misura cautelare della sospensione del regolamento e, quindi, delle operazioni venatorie. L’udienza dell’8 febbraio, però, stata rinviata per assenza delle parti. Così i giudici amministrativi hanno fissato per l’udienza camerale e di decisione alla data del 7 giugno prossimo (Perugia Today).