All’associazione non è piaciuta neanche la scelta della stessa Cecchini di convocare con una certa urgenza la consulta venatoria regionale per rassicurare il settore in merito al suo tentativo di ottenere 5 o 6 giorni di caccia in più. Nel comunicato si sottolinea inoltre come l’Assessorato e le diverse associazioni venatorie siano a conoscenza da tempo degli obblighi imposti dalla direttiva comunitaria e dalla legge nazionale agli stati membri dell’Unione Europea, nello specifico il divieto di caccia agli uccelli migratori durante i periodi di migrazione prenuziale (è il caso di tordi e beccacce).
Legambiente ha paragonato la situazione umbra a uno dei pessimi comportamenti su cui ha fatto ironia Checco Zalone nel suo ultimi film “Quo vado?”, in quanto non possono essere inventate delle deroghe per avere dei tornaconti di parte. La conclusione della nota è affidata alla richiesta che l’associazione ambientalista fa al governatore dell’Umbria, Catiuscia Marini. La Regione è l’ente vigilante e dunque dovrebbe, nell’opinione di Legambiente, avviare urgentemente una azione di vigilanza che sia rigorosa, dettagliata e trasparente, senza tralasciare la rendicontazione pubblica sulle spese e sui bilanci degli Ambiti Territoriali di Caccia, in particolare quella degli ultimi dieci anni.
In questo modo si potrebbero scoprire i soldi spesi per le azioni finalizzate alla corretta gestione della fauna e degli habitat: il rischio ipotizzato da Legambiente è che questo denaro possa essere finito ad alimentare interessi esterni alla legalità, una possibilità suggerita anche dalle condanne della Corte dei Conti ad esponenti venatori dell’ATC di Terni e Orvieto. L’Umbria è una delle sette regioni che sono state prese in considerazione nelle ultime ore dal Consiglio dei Ministri per esercitare i poteri sostitutivi e anticipare la chiusura della stagione di caccia al 20 gennaio 2016.