Lecco non è il far west e non sono state appuntate nuove ‘stelle da sceriffo’. Nel 2021 dalla prefettura del capoluogo sono state autorizzate 99 licenze di porto d’armi per difesa personale, tante quante ne erano state concesse nel 2020: si tratta esclusivamente di rinnovi. L’anno precedente, nel 2019, le licenze per porto d’armi da difesa personale rilasciate erano state invece 94, di cui 90 per rinnovi e 4 ex novo, mentre nel 2018 ne erano state rilasciate 105 di cui 97 per rinnovi e le altre 8 nuove e nel 2017 115. Significa che negli ultimi 5 anni sono stati disarmati 33 ‘pistoleri’ e ne sono stati armati ‘solo’ 16 nuovi, segno che il Lecchese è una realtà tutto sommato tranquilla dove chi di dovere ritiene che meno di un cittadino su 3.500 abbia bisogno di proteggersi anche da solo.
Per ottenere la licenza di aggirarsi con la pistola infilata nella fondina appesa alla cintola dei pantaloni, che ha validità annuale, occorre infatti avere una ragione più che valida: ad esempio perché per lavoro si è costretti a circolare con parecchi soldi o preziosi che potrebbero fare gola a rapinatori pronti a tutto, oppure perché si è famosi ed esposti agli assalti di eventuali mitomani o si è considerati a rischio per diverse ragioni come una professione particolarmente delicata, tipo magistrato o giudice o imprenditore di settori strategici.
Per il porto d’armi per difesa personale occorre inoltre superare test psicofisici e attitudinali, avere una fedina penale immacolata e non frequentare nemmeno senza saperlo soggetti poco raccomandabili. A firmare la licenza di porto d’armi per difesa personale è il prefetto in carica, la domanda però si deposita all’ufficio Porto d’armi delle questure da dove poi vengono raccolte, tramite anche i carabinieri, tutte le informazioni per valutare la correttezza della pratica, i requisiti e le motivazioni. Di contro l’anno scorso a 34 persone è stato vietato di possedere e detenere armi: sono 15 in più dei 19 a cui è stato proibito avere un arma nel 2020 (Il Giorno).