La leader animalista e onorevole di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla ha patteggiato nelle ultime ore un anno e quattro mesi, con pena sospesa, in seguito al fallimento delle Tafilerie del Lario che si trovavano a Calolziocorte (in provincia di Lecco per la precisione). Lo stesso ha fatto il padre della Brambilla, Vittorio, il cui patteggiamento è stato pari a un anno e mezzo (18 mesi dunque). Altri patteggiamenti sono stati quelli del cugino e del cognato dell’ex ministro.
Si tratta dell’udienza preliminare che si è svolta a Lecco: il prossimo 30 gennaio, invece, tre membri del collegio sindacale dell’azienda dovranno andare a dibattimento. Vittorio Brambilla, il quale era presidente dell’azienda lombarda, ha rilasciato queste dichiarazioni in merito: “Mi assumo le mie responsabilità con onestà e correttezza, insieme con gli altri membri del Cda e i dirigenti, ho fatto solo quanto in mio potere per salvare l’azienda di famiglia e preservare i posti di lavoro.
Ma la crisi e la mia malattia non me lo hanno permesso. Mia figlia è completamente estranea a ogni vicenda, non è mai entrata in azienda, mi è solo stata vicina con affetto durante la malattia. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha già incardinato il mio ricorso contro la sentenza di fallimento del Tribunale di Lecco per violazione dell’articolo 6 (imparzialità dei giudici) per cancellare sia il fallimento sia, di conseguenza, tutto questo processo e gli atti di oggi con tutte le immaginabili conseguenze”.
Egregio signor Brambilla, perchè tutto questo NON lo và a spiegare alle famiglie dei suoi operai che hanno perso il posto di lavoro e magari quella era l’unica fonte di reddito che avevano???
cordialità