L’altissima bontà di un prodotto che ottiene una qualità straordinaria, grazie al posto in cui viene coltivato, ma anche le criticità alla sua coltivazione, quali la presenza delle nutrie, la paglia che si produce è il costo dell’acqua per poter arrivare al prodotto finito. É quanto emerso nell’interessante incontro sulla filiera del riso del Delta del Po, ad Indicazione Geografica Protetta, promosso dal medesimo Consorzio, a Codigoro. Proposto dal presidente del consorzio Adriano Zanella, da quello della Provincia Gianni Padovani, dalla dirigente della Regione Carla Negretti, dal comandante della Polizia Provinciale di Ferrara, Laura trentini, da Diego Cattaneo della Green Energy Brescia e da Alberto Battistelli del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
L’essere in terreni sotto il livello del mare, a soli 30 chilometri dallo stesso ricevendo una ventilazione naturale, prodotta dalle brezze, ha prodotto l’altissima del riso, tant’è che c’è una richiesta fortissima sia sul mercato nazionale che su quello estero arrivando a venderlo addirittura in Cina. “Dai 60 ettari di terreno e 3.000 quintali di riso nel 2018 siamo arrivati a 1.600, con 78000 quintali di riso – dice Zanella – con un’esportazione di qualità del 30% di produzione ed ilm resto sul mercato nazionale, adesso noi avremmo la necessità di aumentare ancora la produzione perché le richieste sono in continua crescita.
Le criticità sono nella bruciatura della paglia, perché si potrà più farlo, le nutrie che sappiamo devastare il territorio e il costo dell’acqua“. E aggiunge: “Attraverso un sistema di scomposizione cellulare della paglia si ottiene gasolio, metanolo e carbonite, quest’ultima impiegata come additivo nei concimi. Infine non possiamo avere un costo dell’acqua che supera del 6070% quelli dei nostri competitor di Piemonte e Lombardia”.
Il presidente della Provincia ha già convocato un tavolo con tutte le parti per affrontare il problema nutrie lunedì’ prossimo mentre Trentini ha evidenziato l’importante attività dei coadiutori esprimendo tuttavia come a fronte di 1200 autorizzati solo 200 operino mentre sul fronte abbattimenti nutrie solo nel primo trimestre, grazie ai positivi progetti messi in campo, ne siano state abbattute circa 20.000 (Il Resto del Carlino).